Sardegna

Rete ospedaliera: riforma supera primo scoglio in Aula

In via Roma seduta straordinaria Consiglio comunale di Carbonia

Redazione Ansa

La riforma della rete ospedaliera supera il primo scoglio. Il Consiglio regionale ha approvato il passaggio agli articoli con 30 voti favorevoli e 18 contrari. Si sono astenuti in tre: Domenico Gallus (Psd'Az-La Base) e i consiglieri del Campo Progressista Anna Maria Busia e Francesco Agus.

Trentuno interventi in totale: 16 dell'opposizione e 12 della maggioranza ai quali si aggiungono quelli dei tre astenuti. "Ho ascoltato attentamente tutti - ha detto l'assessore alla Sanità Luigi Arru a fine serata, riferendosi alle critiche avanzate dalla minoranza - ma mi chiedo, siamo sicuri che abbiamo letto lo stesso documento? Come fa l'opposizione a parlare di sfascio? E' il ministero dell'Economia e finanze, in documenti ufficiali, a certificare come la Regione Sardegna sia uscita nel 2010 dal Tavolo di monitoraggio e di controllo dei Livelli Essenziali di Assistenza". Quanto all'accusa di depauperare i servizi nei territori, l'assessore ha detto: "non è vero, la nostra proposta mette al centro gli interessi del cittadino. Secondo il piano nazionale esiti il 70-80% dei ricoveri ora si risolve con un trattamento medico: questo significa che utilizziamo gli ospedali per casi di medio-bassa intensità, trattabili in strutture per pazienti in fase non acuta".

E nonostante questo, "è curioso che dai territori arrivino garanzie per le chirurgie e non per reti di cura per ictus e infarto". Risposte rivolte in parte al capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, che poco prima aveva accusato la Giunta di "polarizzare il sistema della rete ospedaliera svuotando il centro della Sardegna: con questo testo avete la pretesa di importare modelli che vanno bene per la Lombardia e per l'Emilia Romagna, così sacrificate la qualità del servizio sanitario e create pazienti di serie A e di serie B". Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha rimarcato invece che "il ddl arriva in Aula dopo un dibattito che ha riguardato tutti i territori e che è ancora aperto, dopo mesi di lavoro in commissione. Ebbene, non un ospedale chiude i battenti e il numero dei posti letto è quasi invariato, inoltre abbiamo chiesto tante deroghe al Dm 70".

PERRA, FATTO IL MASSIMO.  "Abbiamo fatto il massimo - ha detto il presidente della commissione Sanità Raimondo Perra, illustrando una delle due relazioni di maggioranza - abbiamo coinvolto i territori, più volte li abbiamo sentiti in audizione, così come i sindacati e i vari rappresentanti del mondo sanitario. Non ci sono tagli, né chiusure". Due strade erano percorribili: "Si poteva ignorare questo disordine, questa scarsa inefficienza, come del resto è avvenuto per tanto tempo, oppure si poteva scegliere la via più scomoda di provare a rimediare. Questo noi abbiamo fatto, consapevoli degli ostacoli che si sarebbero frapposti".

L'altro relatore di maggioranza, Gigi Ruggeri (Pd), ha sottolineato subito che "la sanità è cambiata, ma non si sono ancora adeguati gli ospedali, luoghi di cura per acuti, centro della risposta locale alle emergenze e di risposta al bisogno di riabilitazione e alla lungodegenza che sono in irreversibile aumento, viste le caratteristiche demografiche ed epidemiologiche della nostra società". In questo senso, ha aggiunto, "i passi da fare sono quelli della riduzione dei posti letto, peraltro limitata al 2% ma con una componente di 1/5 dedicata alla riabilitazione e lungodegenza". Posti letto che saranno complessivamente 5.901, di cui 4.643 pubblici. Principio cardine da cui muove il riordino è che non si può avere tutto dappertutto, perché a perderci sarebbe la qualità delle cure. Per questo è previsto che ci siano ospedali ad alta specializzazione e altri in grado di garantire il primo intervento e, nel contempo, di curare le patologie più lievi.

Molto critica la relazione di minoranza illustrata da Edoardo Tocco (Fi): "Siete partiti dal tetto alla base, come i peggiori ingegneri, non tutelate i territori che costituiscono la parte debole, non li si mette in condizione di interpretare questa legge scritta in modo incomprensibile per l'uomo della strada". Poi, rivolgendosi all'assessore alla Sanità, Luigi Arru: "Lei è un medico, qualora dovesse ritornare in corsia, pensa di ricevere gli applausi?".

PROTESTA IN VIA ROMA. Sotto il palazzo del Consiglio regionale,  la Rete sarda Difesa Sanità pubblica chiede lo stop del passaggio in Aula del ddl, mentre - sempre in via Roma - il Consiglio comunale di Carbonia si è riunito in seduta straordinaria.

"Nonostante il dialogo con i territori l'assessore alla Sanità ha assicurato che il piano da loro concepito non sarà scombussolato - spiega la portavoce della Rete, Claudia Zuncheddu - pensiamo che in questo modo si miri solo a garantire piccoli contentini un po' qui e un po' la' per rompere l'unità del grande fronte dei territori. Ma ciò che conta sono le lamentele dei cittadini che non hanno più riferimenti sanitari". La Rete fa anche un appello ai consiglieri regionali di tutti gli schieramenti che hanno garantito il proprio impegno contro la riforma ad abbandonare l'Aula al momento del voto, per esprimere il proprio dissenso su questa "controriforma". "Ciò consentirebbe di superare la prassi dei 'muretti a secco', con la possibile richiesta del voto segreto dietro cui nascondere l'espressione delle proprie scelte in modo tale che nessuno sia responsabile di niente", spiega Zuncheddu.

"I sindaci devono essere ascoltati e la Riforma deve essere fermata - ha affermato la presidente del Consiglio comunale di Carbonia, Daniela Marras - lo dico a nome di tutti i gruppi consiliari". Per la sindaca Paola Massidda (M5S) "il decreto ministeriale 70 è stato applicato seguendo criteri per noi incomprensibili". Per esempio, precisa, "a Carbonia ci troviamo ad avere due chirurgie e due ortopedie e nel frattempo ci è stata tagliata l'emodinamica". Non solo, conclude, "l'ostetricia è stata trasferita da Carbonia a Iglesias dove cioè il trend delle nascite è inferiore".

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