Sardegna

Matteo Boe è arrivato a Lula

Scarcerato dopo 25 anni, per lui una casa in paese

Redazione Ansa

di Maria Giovanna Fossati

L'applauso dei familiari e degli amici parte spontaneo non appena Matteo Boe varca la soglia di casa in via Raimondo Falqui, a Lula, il suo paese natale. L'abitazione è quella dell'anziana madre morta qualche anno fa, che i fratelli, Tanina e Giampiero, hanno preparato per lui. E' apparso riposato, sereno, con la barba bianca più curata rispetto a ieri quando è uscito dal carcere di Opera. Camicia bianca a righe perfettamente stirata, pantaloni in velluto nero e sacca ricamata nera con la tracolla rossa, Boe è sceso dalla Ibiza blu guidata dal nipote Gian Nicola in religioso silenzio, solo un "grazie" in risposta a un "bentornato" di qualche passante.

L'ex bandito del Montalbo, che compirà 60 anni a novembre, si lascia alle spalle un periodo buio della sua vita: una condanna per tre sequestri di persona - per il piccolo Farouk Kassam, per quello di Sara Nicoli e per l'imprenditore Giulio De Angelis - per cui ha scontato 25 anni di carcere, anni di latitanza dopo l'evasione dal penitenziario dell'Asinara, la separazione dalla compagna Laura Manfredi, che qualche anno fa si è rifatta una vita proprio in paese, e poi la dolorosissima perdita della figlia Luisa, uccisa ancora 14enne nella sua casa di Lula dopo essersi affacciata al balcone il 25 novembre 2003. Gli altri due figli di Boe, Andrea e Marianna, vivono in Emilia Romagna per motivi di studio e lavoro.

L'attesa per il suo rientro era palpabile fin dalle prime ore della mattina: capannelli di anziani e meno anziani seduti nella piazza della chiesa parrocchiale Santa Maria Assunta guardano le auto che provengono da via Giovanni Maria Angioi, la strada di collegamento tra la provinciale per Olbia e Nuoro e il centro del paese. Scrutano ogni macchina che passa: potrebbe avere a bordo il discusso compaesano tornato in libertà. Un'attesa che si concluderà solo alle 19.25 quando finalmente Matteo si affaccia a "sa carrera", il vicinato dove è nato e cresciuto. Sono passate da poco le 17 quando sbarca all'aeroporto di Olbia, un'ora e mezzo in anticipo rispetto alle previsioni. Poi l'arrivo a Lula qualche ora dopo e il passaggio nella stazione dei carabinieri per sbrigare alcune pratiche burocratiche. Infine il rientro a casa.

Per il suo arrivo Tetta Calzedda, la sorella di latte, ha disposto vasi di fiori variopinti che ornano da questa mattina gli ingressi delle abitazioni di via Raimondo Falqui, dove c'è la palazzina beige in cui l'ex bandito vivrà da oggi in poi. Sul rientro dell'ex latitante, il paese ai piedi del Montalbo si divide. Nessuno ha voglia di esporsi. Solo dietro a uno stretto anonimato e lontano da flash e telecamere, i compaesani di Boe esprimono la propria opinione. "Ha sbagliato, ha scontato la sua pena, ha diritto di rifarsi una vita, lasciatelo in pace...", taglia corto un anziano mentre si alza per andarsene dai gradini della piazza della chiesa.

Ma c'è chi non gli perdona di aver contribuito a mettere in cattiva luce il paese. Da piazza Sos Ballos, dove si affaccia la casa di famiglia di Boe, sbuca una signora che corre per andare a prendere il figlio: "Sicuramente ha scontato la sua pena - dice alla giornalista dell'ANSA che la interpella - non sta a noi dire se fosse giusta o sbagliata rispetto ai reati che ha commesso. La giustizia ha fatto il suo corso. L'unica cosa che posso dire, però, è che Matteo Boe non è un eroe. Se il paese è salito alla ribalta della cronaca negativa è stato 'grazie' a lui".

Il pensiero va alla clamorosa evasione dal carcere dell'Asinara nel 1986. E da lì un crescendo di reati commessi durante la latitanza, compreso il sequestro del piccolo Kassam, con lo sfregio del taglio dell'orecchio: una escalation di imprese criminali che ha legato in modo indissolubile il nome di Boe a quello di Lula. Ma il paese vuole voltare pagina: questo pomeriggio si è insediata la nuova Giunta del sindaco Mario Calia, eletto solo 15 giorni fa. Lula guarda avanti.

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