Sardegna

Nucleare: comitati,mai depositi Sardegna

Cao, rischio deposito geologico multinazionale nell'Isola

Redazione Ansa

No al deposito di scorie nucleari in Sardegna. Soprattutto se l'Isola dovesse ricevere rifiuti radioattivi anche dal resto d'Europa. Allarme e invito alla mobilitazione vengono rilanciati dal comitato Gettiamo le Basi con un tam tam allargato agli altri componenti del comitato No nucle.

"Abbiamo ragionevoli indizi - spiega Marietta Cao, responsabile di Gettiamo le Basi - per dire che la questione deposito in Sardegna non è affatto finita. E che anzi, proprio ora che la mobilitazione si è fermata, è il momento di stare ancora più attenti. Perchè si parla, secondo informazioni che riteniamo molto attendibili, di installare nell'Isola un deposito geologico multinazionale condiviso".

Un impianto sicuro, dicono gli esperti, in grado di garantire l'isolamento dalla biosfera delle scorie finché la loro radioattività non sia scesa a livelli non pericolosi per l'uomo e per l'ambiente. Le formazioni geologiche profonde, capaci di restare stabili e inalterate per periodi che si misurano nell'ordine di tempi geologici, sarebbero dunque perfette, in particolare le miniere di sale, ma anche i bacini argillosi o i bacini di granito non fratturato.

Elementi che riconducono alla Sardegna e che ora saranno esaminati dagli attivisti dei comitati sardi, che negli anni scorsi erano scesi in piazza per scongiurare il rischio di un deposito isolano: la scelta veniva data più volte per imminente ma, ricorda Cao, sulla vicenda era calato il silenzio.

"I sospetti che la scelta possa ricadere sulla Sardegna anche per il deposito geologico multinazionale sono noti - ribadisce l'antinuclearista - pochi residenti, non c'è rischio terremoti e ci sono invece zone militari che consentono eventualmente di 'difendere' il deposito da terra e dal cielo".

Un tira e molla che dura ormai da tredici anni. "I primi segnali risalgono al 2003 - ricorda Cao - ma una grossa campagna stampa aveva scongiurato il pericolo. La spia si era riaccesa tre anni fa. E anche in quel caos la mobilitazione popolare aveva consigliato di rimandare la scelta. Ora ci risiamo. E noi continuiamo a dire no".
   

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