Sardegna

Soldi rapine reinvestiti in droga

Blitz carabinieri Olbia e Nuoro, accuse di riciclaggio e minacce

Redazione Ansa

Slot machine utilizzate per riciclare il denaro proveniente da rapine a furgoni portavalori e sportelli bancomat e poi reinvestito nella coltivazione e spaccio di marijuana. Sono cinque le persone arrestate all'alba in esecuzione di altrettante ordinanze di custodia cautelare sollecitate dal capo della Procura di Tempio Pausania, Domenico Fiordalisi, nell'ambito dell'operazione "Corrasi". I provvedimenti sono stati notificati dai carabinieri di Olbia in collaborazione con i militari di Nuoro e il nucleo cinofili di Abbasanta.

In carcere con l'accusa di riciclaggio, coltivazione e vendita di stupefacenti sono finiti i fratelli Paolo e Jonata Boi, di 43 e 33 anni, entrambi residenti a Olbia; e Luigi Serra, di 33 di Oliena, a cui sono stati contestati solo i reati legati alla droga e le minacce. Agli arresti domiciliari, invece, Selis, 33 anni, di Olbia, e Giuseppe Sitzia, di 41, di Orgosolo. Quest'ultimo è accusato soltanto del riciclaggio delle banconote segnate.

L'indagine ha portato al sequestro di 950 euro in banconote macchiate dai dispositivi anti-rapina dei furgoni portavalori e 3.000 semi di marijuana provenienti da Barcellona e intercettati tra le merce di alcuni corrieri espresso, destinati a essere piantati nelle campagne di Oliena, in località Caccedda, in un terreno di proprietà di Antonello Cucca, 44 anni, già arrestato nel 2006 dai carabinieri di Nuoro.

I dettagli dell'operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa dal comandante provinciale di Olbia, colonnello Luca Corbellotti, dal maggiore del reparto territoriale, Saverio Aucello, e dal procuratore Domenico Fiordalisi. Tutto è partito dalla segnalazione di un commerciante di Olbia il quale, dopo aver trovato banconote macchiate da inchiostro blu nelle slot machine presenti nel suo locale, si è rivolto ai carabinieri.

Il denaro, una volta ripulito, veniva utilizzato per acquistare semi di marijuana da una società con sede a Barcellona - dove la vendita dei semi è legale - e arrivavano a Olbia tramite corriere espresso, quindi piantati nel terreno di Oliena. Secondo gli inquirenti, i tremila semi sequestrati, a fronte di un investimento di 12.000 euro, avrebbero consentito un guadagno di un milione di euro. L'inchiesta non è ancora conclusa: si punta ora a stabilire l'esatta provenienza delle banconote.

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