Sardegna

Giovani uccisi: appello sindaci, "chi sa parli"

Affollato consiglio comunale congiunto a Orune

Redazione Ansa

"Chi sa deve mettersi una mano sulla coscienza e deve parlare. Le comunità di Orune e Nule non troveranno mai pace se il corpo di Stefano Masala non avrà una tomba su cui piangere e depositare un fiore". Lo ha detto il sindaco di Nule Giuseppe Mellino dalla sala consiliare del Comune di Orune, dove le due comunità hanno dato vita ad un Consiglio comunale congiunto ad un anno e mezzo dall'omicidio dello studente di Orune Gianluca Monni ucciso l'8 maggio 2015 e la sparizione del 29enne di Nule Stefano Masala, avvenuta la sera prima, per cui si indaga per omicidio.

Una sala gremita, oltre che dagli amministratori dei due paesi, da cittadini di entrambe le comunità. Presenti anche la sorella e due zie di Stefano Masala. "L'incontro di oggi - ha sottolineato il primo cittadino di Nule - serve per ribadire il fatto che le due comunità viaggeranno unite, hanno sempre collaborato e continueranno a farlo. Siamo due comunità legate da reciproca stima in due realtà simili fatte di lavoro, ospitalità e rapporti sociali".

"Le comunità di Nule e Orune sempre hanno viaggiato sottobraccio nella storia millenaria che ci contraddistingue - ha detto il sindaco di Orune - I nostri paesi sono stati vittime di due tragedie enormi che ci devono fare unire ancora di più. Quanto alle due tragedie la magistratura sta facendo egregiamente il suo lavoro, se c'è un colpevole deve pagare ciò che ha fatto alle famiglie prima di tutto, ma anche alle nostre comunità. Mi unisco anch'io all'appello del sindaco di Nule - conclude Deserra -, è doveroso da parte nostra sollecitare a parlare chi di questa triste storia sa qualcosa. E' vitale per i suoi cari avere una tomba su cui poterlo piangere".

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