Sardegna

Scappati da guerra, ora coltivano terre

Coop 50 migranti in campagne Muros, 'occasione colta al volo'

Redazione Ansa

di Stefano Ambu

Lavoravano la terra in Somalia, Etiopia, Nigeria prima che le guerra e le requisizioni li costringessero a scappare dalla loro Africa per finire in Sardegna. Ora hanno ritrovato il loro vecchio mestiere nelle campagne di Muros: coltivano ortaggi, raccolgono olive e fra poco si cimenteranno anche con le piantagioni di fragole. Sono una cinquantina e hanno formato una cooperativa chiamata Warwii. Significato: terra da coltivare.

Fanno parte del centro di accoglienza Janas e la loro attività fa parte del progetto Movida che si occupa di integrazione di giovani extracomunitari. Un'iniziativa che ha coinvolto enti e organizzazioni che nel loro territorio hanno un certo peso: artigiani, Camera di commercio e Coldiretti. E proprio durante il convegno-protesta organizzato dalla Coldiretti oggi a Cagliari, l'esempio dei giovani che passano la giornata a lavorare è stato citato da chi parlava dal palco. E i metaforici riflettori sono stati rivolti verso quei ragazzi seduti nelle prime file arrivati dal Sassarese per testimoniare come la terra possa essere simbolo di lavoro e di integrazione.

"Non vogliamo andare in giro a chiedere soldi o elemosina - spiega all'ANSA il rappresentante della piccola comunità di immigrati contadini Cheikh Diankha, presidente centro accoglienza Janas international Li lioni - sappiamo lavorare la terra e quando ci è stata offerta questa possibilità l'abbiamo colta al volo". Per loro - come spiega il presidente di Movida Luca Pintus- l'occasione è arrivata da un terreno abbandonato nelle campagne di Muros e dato in comodato d'uso per sei anni proprio per questa iniziativa. "Integrazione - spiega Diankha - ma per noi è anche un'occasione di acquisire nuove tecniche ed esperienza in vista del ritorno a casa quando ci saranno le condizioni per rientrare".

Ci sono progetti simili anche per imparare e migliorare le competenze di calzolaio e di sarto. Sempre con lo stesso obiettivo: sfruttare questa parentesi lontano dalla patria per poi poter lavorare meglio quando si tratterà di ricostruire il futuro a casa. Tutti soddisfatti: non solo agricoltura, presto quella terra che sta già dando ottimi frutti potrebbe ospitare anche piccoli allevamenti di pollame. Terra che fa economia. Ma anche terra di pace e di integrazione.

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