Sardegna

Ebola: via a decontaminazione casa malato

Operazione affidata a una azienda sassarese specializzata

Redazione Ansa

(ANSA) - SASSARI, 23 MAG - Gli addetti alla bonifica hanno raggiunto il quarto piano con un elevatore e sono entrati da una finestra nell'appartamento abitato dall'infermiere sassarese prima del ricovero per Ebola. Il servizio di Prevenzione e sanità pubblica della Asl di Sassari ha disposto questa precauzione per evitare il passaggio nelle parti comuni del condominio. Ieri la sanificazione è stata dedicata alla camera da letto e al bagno utilizzati dal volontario di Emergency al rientro dalla Sierra Leone. Gli oggetti di uso personale sono stati eliminati secondo il protocollo di smaltimento dei rifiuti sanitari pericolosi, poi il trattamento degli ambienti con l'ipoclorito di sodio. Lunedì ci sarà un secondo intervento per sanificare il resto dell'appartamento. Sarà utilizzata una "nebbia secca" di perossido di idrogeno nebulizzato, che disinfetta senza danneggiare mobili e altre suppellettili. "Come da protocollo, la decontaminazione riguarderà solo la casa del paziente, non coinvolgerà lo stabile e le zone limitrofe", spiegano dall'Assessorato regionale della Sanità, rispondendo così ai timori e alle proteste dei coinquilini. "I lavori sono certificati e le procedure utilizzate sono quelle seguite in ospedali come lo Spallanzani di Roma, dove è ricoverato il paziente. Né la famiglia né i condomini corrono rischio di contagio".

LA RABBIA DEI COINQUILINI - Il fatto ha mandato su tutte le furie gli altri coinquilini. "Non sapevamo che il giovane fosse stato in questo palazzo, nessuno ci ha avvisato di niente, abbiamo appreso tutto dalla comunicazione relativa alle operazioni di oggi", denuncia una donna che per lavoro è entrata in contatto con moltissime persone. "Ma non sono in grado di dire se in quei giorni ho avuto contatti con il malato - aggiunge - o con gli spazi comuni in cui è sicuramente transitato, come l'ascensore o l'androne". La donna non conosce l'infermiere e la sua famiglia, ma sa che "siamo 15 famiglie, e ci sono anziani, bambini, persone che seguono delicate terapie mediche e altre con difese immunitarie bassissime", accusa. Eppure "per 11 giorni nessuno ci ha detto niente - insiste - e non abbiamo idea di come dovremmo comportarci neanche oggi, nel corso delle operazioni di decontaminazione". I familiari dell'infermiere sarebbero stati trasferiti per il periodo di autoisolamento, "e noi invece siamo stati lasciati qui, senza alcuna informazione - conclude - e dopo tutto questo tempo apprendiamo che nel palazzo era necessaria un'operazione di bonifica, questo è assurdo".

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