Sardegna

Caritas, povertà in crescita nell'isola

Molti chiedono aiuto per pagare bollette e anche le tasse

Redazione Ansa

(ANSA) - CAGLIARI, 1 NOV - Vittime della crisi e della miseria: circa 176 mila famiglia sarde si trovano in condizioni di povertà relativa (erano circa 147 mila nel 2012). Ci sono i poveri "cronici", ma anche quelli "inattesi": single separati, precari, cassaintegrati, commercianti e piccoli imprenditori. I quarantenni continuano a essere i più fragili. E la maggior parte delle persone che chiedono aiuto vive con i propri familiari. Sono alcuni dei punti cruciali delle situazioni di disagio rilevati dall'Istat e dai Centri di ascolto delle Caritas. I dati si riferiscono ai numeri registrati nelle Diocesi di Ales-Terralba, Alghero-Bosa, Cagliari, Iglesias, Oristano, Ozieri, Sassari e Tempio-Ampurias. Il report è stato presentato questa mattina a Cagliari. "La crisi - ha detto don Marco Lai, presidente della Caritas regionale - non diminuisce, anzi si accentua sino a far diventare la Sardegna fanalino di coda". Che cosa si chiede? Anche tasse, pagamento di bollette dell'energia elettrica e del telefono. Nel 2013 le registrazioni di richieste di aiuto sono state 33.656 contro le 24.296 dell'anno precedente. Una mappa in continua evoluzione: per la prima volta le persone (6221 nel 2013, l'anno prima erano 6000) che si sono rivolte ai Centri nel 2013 e nel primo semestre del 2014 non sono più in modo preponderante di sesso femminile, quest'anno al 49,5 per cento. Alla classe dei 40-44enni è associato il maggior numero di persone ascoltate. Il 66 per cento si appoggia, per sostenersi, ancora alla famiglia e ai parenti. Anche per avere un tetto e un pasto. Poco meno di un quinto vive invece da solo. Si difende meglio da crisi e bisogno chi è più istruito: l'82 per cento, quattro quinti, delle persone che hanno lanciato l'Sos ai Centri possiedono un livello di istruzione basso o medio basso. C'è chi non ha conseguito nemmeno un titolo di studio o è analfabeta. Il problema che alimenta la povertà è il lavoro. Che non c'è: la maggioranza, il 59,4 per cento, è senza occupazione. "Welfare - ha detto monsignor Arrigo Miglio, presidente della Conferenza episcopale sarda e arcivescovo di Cagliari - sarà una parola sempre più importante. Ma deve essere intesa in maniera meno assistenziale è più promozionale. Sarebbe importante offrire anche un lavoro a chi ha bisogno. Magari con un progetto che coinvolga ambiente, agroalimentare e turismo". (ANSA).

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