Puglia

Coronavirus: 12 morti in una casa di riposo in Puglia

I responsabili della struttura: 'Abbiamo fatto il massimo'. Aperta un'inchiesta

Redazione Ansa

Sale a 12 il numero di decessi all'interno della Casa di Riposo La Fontanella di Soleto. Si tratta di una 95enne di Castrignano e di un 80enne di Galatina ricoverati, la prima al Dea, il secondo nel reparto di malattie infettive del Vito Fazzi di Lecce. Entrambi provenienti dalla struttura salentina. Attualmente gli anziani presenti nella struttura sono 20, tutti positivi al Covid 19.

La responsabile della Rsa 'La Fontanella' di Soleto, Federica Cantore e il legale rappresentante della struttura salentina monsignor Vittorio Matteo, affidano la loro versione a una nota dei propri legali Michele e Roberto Bonsegna, affermando di "aver agito al massimo delle loro possibilità", nella casa di riposo dove è stato scoperto a marzo un focolaio di Coronavirus, che ha contagiato anche buona parte del personale. Su quanto accaduto la Procura ha già aperto un'inchiesta e il sospetto è che alcuni ospiti possano essere morti in seguito all'allontanamento del personale dopo i primi casi di positività. "Mai si è perso il controllo della situazione o si è mancato di dare le doverose informazioni", affermano i legali della responsabile e di mons.Matteo, precisando di aver informato le autorità sanitarie e istituzionali a partire "dalla sera del 20 marzo quando una paziente sospettata di essere stata contagiata, fu trasportata dal 118 presso l'Ospedale di Lecce", e fino al 26 marzo, quando "la gestione della struttura è stata assunta direttamente dalla Asl", dopo che la sera del 25 lo stesso "proprietario e la responsabile della struttura, raggiunti in serata dalla notizia della loro positività, appena terminato il servizio, verso le ore 22.00, dovettero allontanarsi, rimanendo, comunque, a disposizione, per quanto possibile". In quei giorni, rilevano i legali, sono stati via via contattati Asl, Carabinieri, Prefettura, Comune e Regione.  La vicenda è stata ricostruita nella nota dai due legali fin dalla sera del 20 marzo, quando "venne fatto intervenire" il medico coordinatore sanitario della Rsa e venne contattato il vice sindaco di Soleto. Poi, "sabato 21 sono stati informati ed allertati l’Ufficio Igiene di Galatina, il direttore della Asl (che inviò subito personale per effettuare i tamponi) ed anche, personalmente, il sindaco di Soleto". Inoltre, "sono stati garantiti i pasti" con "una società di catering" ingaggiata "fino al 31 di marzo, preso atto della forzata indisponibilità del personale di cucina. Sempre il 21 marzo, avuto il risultato della positività dell’ospite ricoverata in Ospedale la sera prima, numerosi operatori sanitari e 2 infermieri asintomatici sono stati posti dai medici, in quarantena. Della circostanza che il personale si stava assottigliando, è stata data tempestiva comunicazione a tutti gli enti preposti sia il sabato 21 che la domenica 22 , anche al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano". Poi, il 24 marzo, "19 ospiti risultarono positivi" e vennero spostati "in stanze singole. Il turno venne garantito da 8 Oss e dall’unico infermiere" dei tre non ancora contagiato e da "due medici specialisti inviati dalla direzione dell’Asl". I due legali precisano che il 25 marzo mons.Matteo ha inviato una lettera di aiuto anche al prefetto di Lecce, ribadendo l’estrema gravità della situazione perché il personale smontante a cui venne fatto il tampone venne invitato anche a mettersi in quarantena a casa. E' a questo punto che la responsabile ha allertato il sindaco che, giunto sul posto con il comandante della stazione dei Carabinieri e il coordinatore sanitario della Rsa, ha firmato un’ordinanza invitando l'Asl a garantire il servizio: "Sul posto, però - prosegue la nota dei due legali - la sera stessa giunsero solo due medici Asl, che richiesero la presenza del medico coordinatore sanitario della Rsa, che intervenne, ma, subito dopo, presentò le dimissioni dall’incarico. Al suo posto, immediatamente dopo, su perentoria disposizione del direttore generale della Asl venne reperito ed incaricato altro medico esperto, che si rese immediatamente disponibile. Quella sera il servizio venne svolto" in "evidenti condizioni di precarietà" dai "2 medici della Asl, dal legale rappresentante e dalla responsabile della struttura, da una Oss, da una infermiera e dal medico immediatamente reperito", ma "solo questi ultimi 3" rimasero "in servizio la notte tra il 25 ed il 26 marzo, perché il proprietario e la responsabile della struttura" seppero in serata di essere positivi al virus anche loro.

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