Puglia

Greenpeace, Generali investe nel carbone

Iniziative in 18 città presso le principali agenzie in Italia

Redazione Ansa

 Singolare protesta dei volontari di Greenpeace nei pressi di alcune delle più importanti agenzie del gruppo Generali in 18 città italiane contro l'impegno del primo gruppo assicurativo italiano nel settore del carbone in Polonia.
    I volontari di Greenpeace hanno distribuito una finta polizza con cui Generali assicura i cambiamenti climatici. Si tratta di una provocazione, in quanto il gruppo del Leone di Trieste offre copertura assicurativa ad impianti e miniere di carbone, e finanzia perfino alcuni dei più inquinanti impianti d'Europa, tra i principali responsabili dei cambiamenti climatici. A Bari i volontari del gruppo locale hanno effettuato la singolare protesta in via Capruzzi. Greenpeace Italia ha lanciato nei giorni scorsi una petizione rivolta a Philippe Donnet, Group CEO di Assicurazioni Generali. Oltre 20mila persone hanno già firmato per chiedere alla compagnia di abbandonare il carbone, sia nel settore investimenti che in quello assicurativo, e diventare leader nei cambiamenti climatici.
    "Generali ha recentemente annunciato una "strategia sul cambiamento climatico" eppure intende continuare ad assicurare ed investire in alcuni degli impianti più impattanti del Continente, i cui drammatici effetti arrivano fin dentro casa nostra", dichiara Luca Iacoboni, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. Il Leone di Trieste, insieme ad altre compagnie assicurative come Allianz e Munich RE, è tra i principali investitori ed assicuratori del carbone in Polonia, un settore dai forti impatti ambientali e sanitari, responsabile di 5830 morti premature stimate ogni anno in Europa. Il 2/o Paese più colpito dall'inquinamento di questi impianti è proprio l'Italia, con un numero di morti annue premature di oltre 400, più di una al giorno. Tra i progetti finanziati ed assicurati da Generali ci sono il secondo impianto più grande d'Europa (Kozienice), una miniera di lignite a cielo aperto che inquina l'acqua di oltre 30mila persone e che rimarrà aperta fino al 2044 (Turow), e il raddoppio di una centrale che già oggi emette oltre 5,8 milioni di tonnellate di CO2 (Opole).
   

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