Puglia

Ilva:firmata transazione rientro 1,3 mld

Adriano Riva due anni e mezzo di carcere per bancarotta e truffa

Redazione Ansa

(ANSA) - MILANO, 24 MAG - Adriano Riva ha firmato la transazione per il rientro dalla Svizzera in Italia di 1,3 mld di euro in gran parte destinati alla bonifica dell'Ilva di Taranto e di cui 230 milioni verranno impiegati per la gestione ordinaria della società. La firma alle carte che sbloccano la somma è stata posta stamane in una studio legale di Milano in vista del patteggiamento a due anni e mezzo di carcere che dovrebbe essere ratificato oggi pomeriggio dal gup Chiara Valori. La firma posta da Adriano Riva, imputato per bancarotta, truffa ai danni dello Stato e trasferimento fraudolento di valori, rende esecutivo l'accordo raggiunto lo scorso dicembre tra la famiglia Riva, le società del gruppo, e i commissari straordinari di Ilva. Intesa mette a disposizione dell' acciaieria di Taranto "somme e titoli per circa 1,1 miliardi di euro", che erano bloccati in Svizzera dopo un sequestro disposto dalla Procura di Milano nell'ambito dell'indagine sulla gestione del colosso siderurgico e il crac del gruppo Riva.

 

(ANSA) - MILANO, 24 MAG - Il gup di Milano Chiara Valori ha accolto la richiesta di patteggiamento a due anni e sei mesi di carcere avanzata da Adriano Riva accusato per bancarotta, truffa e trasferimento fittizio di valori per il processo con al centro il crac dell'Ilva di Taranto. Stamane l'imputato, che è fratello di Emilio, il patron del gruppo morto nel 2014, ha firmato l'accettazione della rinuncia di poco più di 1.3 miliardi di euro, cifra sequestrata in Svizzera dalla Procura di Milano, e che è finalmente, dopo essere stata 'sbloccata', rientrerà in Italia e verrà usata, in gran parte, per la bonifica dello stabilimento tarantino. Adriano Riva ha rinunciato anche alla prescrizione del reato di trasferimento fittizio di beni. Ora sono attese le proposte di patteggiamento di Fabio e Nicola Riva, figli di Emilio, per i quali l'udienza preliminare è stata aggiornata al 6 luglio. Lo scorso febbraio un altro giudice, il gip Maria Vicidomini, aveva respinto i patteggiamenti ritenendo le pene troppo basse e, quindi, aveva anche bocciato il rientro dei capitali.
   

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