Veneto

CRV - Ciambetti "Non c'è bisogno di una legge per rinunciare allo stipendio da consigliere"

CONSIGLIO REGIONALE VENETO

Politica - Ciambetti "Non c'è bisogno di una legge per rinunciare allo stipendio da consigliere: la norma c'è già, basta una comunicazione all'Ufficio di presidenza"

(Arv) Venezia, 12 apr. 2018  - “A dire il vero, se un consigliere regionale vuole rinunciare allo stipendio lo può fare senza problema alcuno: la Legge regionale  lo prevede esplicitamente all’art. 8 ter della Legge regionale 30 gennaio 1997 n. 5”. Il Presidente del Consiglio regionale del Veneto, RobertoCiambetti, interviene nelle polemiche sull’indennità per i consiglieri regionali. “La legge del 1997 – spiega Ciambetti – fu aggiornata nel 2007, con un Pdl dell’allora consigliere Foggiato e, se ben ricordo, con un emendamento di Piergiorgio Cortellazzo, proprio con l’articolo 8 ter oggi vigente per cui, cito testualmente ‘consiglieri e assessori possono delegare rispettivamente l’Ufficio di Presidenza e la Giunta regionale a devolvere alla Regione una percentuale degli emolumenti spettanti fino al limite dell’intera somma al netto delle ritenute obbligatorie’. In altre parole, pagate tasse e ritenute varie, il Consigliere che vuole rinunciare agli emolumenti lo può fare di sua iniziativa, non servono nuove leggi che sarebbero ridondanti e inutili. Non mi risulta siano molti i consiglieri che si sono avvalsi per lungo tempo dal 2007 ad oggi della facoltà prevista dall’art. 8ter: solo 4, e per periodi limitatissimi. Ricordato questo, è mio dovere censurare ogni tentativo di svilimento del lavoro del Consigliere regionale, un impegno non facile, con responsabilità non marginali. Con questo non intendo avallare privilegi o avanzare una difesa della categoria: già nel 2012, anticipando la normativa nazionale poi varata dal governo Monti, il Consiglio regionale del Veneto aveva fortemente ridotto gli emolumenti, prevedendo anche delle penalizzazioni in caso di assenze o mancata partecipazione ai lavori, mentre oggi la Prima Commissione consiliare sta studiando il nodo della indennità differita che, per altro, sono state decisamente ridimensionate. In un Paese dove bisogna pagare un amministratore di condominio per la gestione delle problematiche, segnate da un tasso di elevata conflittualità e litigio, della convivenza di diverse famiglie nello stesso stabile, immaginare di non pagare chi deve redigere leggi che hanno un riflesso sulla vita dell’intera collettività, mi sembrerebbe non solo un azzardo quanto un non comprendere la delicatezza dell’incarico che, per altro, non va assolutamente sovra-pagato, che non può avere assolutamente privilegi di sorta, ma che non va nemmeno svilito.”

 

Leggi l'articolo completo su ANSA.it