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CRV - Ciambetti: "Treviso non celebra né il Giorno della Memoria, né il Giorno del Ricordo"

CONSIGLIO REGIONALE VENETO

Politica - Ciambetti: "Treviso non celebra né il Giorno della Memoria, né il Giorno del Ricordo ma rilancia polemiche irrispettose della tragedia della Shoà e della vicenda Istro-Dalmata"

(Arv) Venezia, 12 gen. 2018  - “La Legge n. 211 del 20 luglio 2000 definisce le finalità del Giorno della Memoria con cui onoriamo le vittime della Shoà come previsto dalla risoluzione 60/7 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.  Con la legge  30 marzo 2004 n. 92,   fissando il Giorno del Ricordo,  il Parlamento italiano volle  invece rinnovare ‘la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale’.  Ogni strumentalizzazione di  queste due giornate è da rifiutare e condannare”.  Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto, ricorda questi “due importanti appuntamenti che meritano la massima attenzione dei Veneti – ha detto Ciambetti – e l’impegno da parte di noi tutti a mantenere l’impegno dell’onorare le vittime e ricordare l’orrore sia della Shoà come della tragedia che colpì le comunità Istriane, del Quarnaro e Dalmate.  Per questo,  e per  molti aspetti, colpiscono e lasciano perplessi  le iniziative promosse dal Comune di Treviso che ha voluto accomunare sotto una unica denominazione,  Giorno del Ricordo, due eventi ben distinti che per altro, nelle manifestazioni trevigiane,  sono tenuti ai margini della riflessione: si ha quasi l’impressione di essere dinnanzi ad una operazione di revisionismo per molti aspetti reazionario in cui si pongono in secondo piano,  quasi oscurandoli, la Shoà, le Foibe e l’esodo istro-dalmata. Pare quasi scorgere un sentimento antisionista, da una parte, dall’altra la volontà di risollevare le forti resistenze che segnarono l’istituzione della giornata della memoria,  che hanno ispirato la proposta trevigiana in cui, non casualmente, non ci si trova a riflettere sui campi di sterminio nazisti che non furono diversi, per altro, da quelli titini di  Borovnica o dell’isola Calva.  C’è tanta amarezza nel leggere il programma di Treviso, perché si capisce chiaramente il tentativo di non voler fare i conti con la storia  tra cui le complicità italiane nella Shoà a partire dalle infami leggi razziali di cui quest’anno ricordiamo l’ottantesimo anniversario della loro approvazione, e l’atteggiamento della sinistra italiana  sul caso Istriano-Dalmata e il silenzio imposto sugli assassini, gli infoibamenti e il tragico profugato di connazionali espropriati di ogni cosa, feriti negli affetti e colpiti da lutti. Treviso non celebra né il Giorno della Memoria, né il Giorno del Ricordo marilancia polemiche irrispettose della tragedia della Shoà e della vicenda Istro-Dalmata, momenti così importanti da portare il legislatore italiano all’istituzione di due distinte giornate commemorative, che è importante collegare tra loro, certo, ma che non possono essere annacquate, confondendole l’una nell’altra mescolandole con altri fenomeni, incespicando  così in quella ‘banalità del male’ che non si rende conto della portata di quanto fatto. Conscio di questo rischio Moshe Bejski, magistrato israeliano sfuggito alla Shoà – ha concluso Ciambetti -  estendendo il concetto di Giusto elaborato da Yad Vashem  a quanti contrastarono tutti i tipi di genocidi, combattendo le tirannie e i totalitarismi, propose di istituire nel 6 marzo la Giornata dei Giusti proposta accolta dal Parlamento Europeo che con sensibilità non volle confondere questa giustissima riflessione con l’altrettanto doverosa memoria della Shoà una memoria, al pari di quella delle Foibe, dell’esodo istro-dalmata ma anche dei Giusti, che merita invece il massimo rispetto”.

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