Cultura

“Il dinosauro che parlava strano” una favola avventurosa che esplora la diversità e l’inclusione

NEW LIFE BOOK


Le storie, soprattutto quelle per l’infanzia, sono un’inesauribile fonte di saggezza e insegnamenti. Attraverso personaggi simpatici e talvolta bizzarri, quasi sempre appartenenti al mondo animale o della fantasia, emergono in maniera evidente le debolezze e le virtù umane, anche quelle più inaspettate. Colme di tenerezza e di spunti di riflessione, le avventure lette nelle favole accompagnano bambini e adulti in un viaggio di condivisione e ascolto fondamentale per iniziare a muovere i primi passi nel mondo. “Il dinosauro che parlava strano” (Gruppo Albatros il Filo, 2024) è una favola per grandi e piccini tenera e divertente, una lunga metafora sull’inclusione, un tema oggi più che mai centrale. L’autore, il docente Alberto Fellone, racconta che l’idea del libro è nata per gioco, durante il corso per il TFA sostegno. Ha cominciato a scrivere per sperimentare i nuovi programmi e strumenti per l’insegnamento proposti dai docenti, ma la storia stava iniziando a occupare sempre più spazio nella sua immaginazione e da lì non si è più fermato. 
Protagonista del libro è un piccolo dinosauro, che vive insieme alla sua famiglia in un villaggio abitato da animali parlanti. È un posto idilliaco dove la vita scorre serena e senza scossoni, nonostante ciò il piccolo dinosauro è molto triste e solitario: al contrario di tutti gli altri lui non riesce a parlare, per questo tende spesso a isolarsi. “Si metteva in disparte e osservava l’allegria degli altri, intristendosi sempre di più dal momento che non poteva condividere quella gioia. Viveva uno stato di piena rassegnazione, non accettandosi perché diverso dagli altri”. Il tema della diversità è centrale nel libro di Fellone: in un mondo sempre più globalizzato, abbiamo l’opportunità di confrontarci ogni giorno con culture, modi di essere e di agire differenti dai nostri. Nonostante ciò, spesso i pregiudizi continuano a manifestarsi e a fare rumore, attraverso atti di bullismo e di esclusione sociale dolorosi e incomprensibili. 
Tutto cambia per il piccolo dinosauro nel momento in cui, durante una delle sue passeggiate nel bosco per raccogliere la legna, sente un rumore provenire dal lago in cui era solito fare il bagno: è un unicorno piccolo come lui che, dopo aver provato a volare e non esserci riuscito, è caduto in acqua rischiando di annegare. Dopo lunghe peripezie il dinosauro riesce a salvarlo, ma subito si accorgono di avere qualcosa in comune: se infatti il dinosauro non riesce a parlare, l’unicorno non riesce a volare. Il momento in cui i due stringono amicizia è particolarmente emozionante: l’unicorno riconosce la diversità del dinosauro, ma non ne è spaventato o infastidito, al contrario. Le sue parole sono semplici, ma dalla forza straordinaria: “«A me non interessa se sai parlare o non sai parlare, per me non è assolutamente un problema… tanto troveremo un modo per comunicare. Per me le cose importanti sono altre, non mi limito a queste sciocchezze e poi, uno che si precipita a salvare la vita di uno sconosciuto, rischiando la propria, ha sicuramente un cuore infinito. Lo vuoi proprio sapere cosa è fondamentale per me? Avere un amico del quale mi possa fidare e che mi rispetti e quindi: vuoi essere mio amico?»”.
La parola chiave del libro di Fellone è: empatia. Ritrovandosi simili nella propria diversità, il dinosauro e l’unicorno riescono a sentire l’uno le emozioni dell’altro, le sofferenze e i momenti di gioia. Ciò che emerge è un invito a guardarsi dentro e a riconoscere la propria diversità, quella particolarità che non deve farci sentire estranei, ma che al contrario ci rende unici. Riconoscere questa ricchezza in sé e negli altri è il primo passo per abbattere i muri e le barriere, per costruire, invece, una realtà che ci somiglia in tutte le sue sfumature. 
Le avventure dei nostri piccoli eroi sono appena cominciate. L’unicorno, infatti, racconta al dinosauro un ricordo che potrebbe cambiare la vita di entrambi. Quando lui era molto piccolo, infatti, mamma unicorno lo aveva portato in un luogo magico, in cui accadono grandi magie. Si tratta di una pozzanghera miracolosa, la quale è in grado di realizzare il desiderio di chi beve la sua acqua. Il modo in cui la pozzanghera esaudisce i desideri, tuttavia, è molto singolare: se infatti mamma unicorno aveva chiesto che il suo piccolo ricevesse le ali, essa gli aveva concesso di ottenere tutti i colori dell’arcobaleno, che lo avevano reso ancora più bello e unico nel suo genere. È un mistero, dunque, cosa potrà succedere al dinosauro, quando berrà la sua acqua. 
Il viaggio dei due inseparabili amici si prefigura lungo e faticoso, ma sulla strada incontreranno altri personaggi che indicheranno loro la via, a volte dispensando buoni consigli, altre volte rivolgendosi ai due piccoli con parole di scherno. Niente ormai può fermarli, sono la forza l’uno dell’altro e, con coraggio, affronteranno anche le situazioni più dure o spiacevoli per raggiungere il loro obiettivo. Questa avventura tra luoghi incantati e personaggi variegati ricorda senz’altro il viaggio tra i pianeti del Piccolo Principe: la purezza disarmante del bambino è infatti la stessa del dinosauro e dell’unicorno, in grado di svelare agli adulti quelle verità che per i più piccoli sono perfettamente chiare e intellegibili. 
Le scelte narrative di Fellone sono interessanti e spesso divertenti, ma mai casuali. Tanto per cominciare, sarà di certo più comprensibile ai lettori adulti che ai più piccoli il modo in cui si presenta il personaggio di Padre Spelitz, pronto per aiutare i protagonisti. Inoltre, il modo in cui il piccolo dinosauro acquisirà il linguaggio può far senz’altro sorridere, ma al tempo stesso ci permette di abbracciare le nostre stranezze, proprio come ha fatto lui. La scelta, infine, di trovare in una pozzanghera – e non, magari, in una bella fonte o in altri luoghi più suggestivi e scenografici – il luogo in cui esaudire i propri desideri è molto interessante, prima di tutto perché ci ricorda che la felicità è nascosta nelle cose più piccole e semplici. Un altro motivo, ancora più profondo e metaforico, sta proprio nel nostro modo di interagire con le pozzanghere: generalmente quando ne incontriamo una sul nostro cammino tendiamo a evitarla, a guardarla con fastidio – o come un pericolo che rischia di macchiare la nostra apparenza perfetta ed elegante –, e questo è ciò che succede anche con quelle cose o persone che consideriamo “scomode”. Nel restituire valore a una pozzanghera, Fellone lancia un ulteriore invito a guardare oltre le apparenze, perché anche nelle acque più torbide può nascondersi un tesoro prezioso. 
Il viaggio di ritorno dei due piccoli eroi non sarà meno avventuroso dell’andata: anche in questo caso incontreremo tanti nuovi personaggi e vivremo numerose avventure, questa volta introducendo come nuovo tema quello dell’istruzione e della scuola. Anche all’interno di quest’ultima, infatti, non mancheranno le difficoltà per i due amici, che stavolta si dimostreranno ancora più forti e pronti ad affrontarle: del resto, adesso che si sono trovati più niente può fermarli. 
Il libro si conclude con una porta socchiusa, lasciandoci con il desiderio di leggere tante nuove avventure del dinosauro che parlava strano e dell’unicorno che non sapeva volare. Con uno stile immaginifico e a tratti scanzonato, ma ricco di riferimenti e allegorie da interpretare, Alberto Fellone ci offre un libro emozionante e sincero, unico nel suo genere

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