Cultura

Michela Andreozzi racconta a DonnaPOP la sua carriera e cosa significa essere una childfree

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Michela Andreozzi è un’artista a 360 gradi: è attrice, regista, sceneggiatrice e conduttrice radiofonica. La redazione del magazine DonnaPOP l’ha intervistata per scoprire qualcosa di più sulla sua carriera e sui progetti a cui sta lavorando in questo periodo così complesso per il mondo dello spettacolo a causa dell’emergenza Covid-19.

Dopo aver diretto le pellicole Nove lune e mezza e Brave ragazze, Michela Andreozzi si dice pronta per cimentarsi in un nuovo lavoro di regia. “Volevo girare il terzo film, ma dipende molto da come si evolveranno le cose e come risolveranno la questione dei protocolli sui set.” spiega a DonnaPOP.

Da anni l’artista romana è una convinta sostenitrice del movimento delle childfree, ovvero tutte quelle donne che hanno deciso di non avere figli. Nel 2018 ha pubblicato un libro dal titolo Non me lo chiedete più. #childfree. La libertà di non volere figli e non sentirsi, in cui affronta la delicata questione che ancora oggi rappresenta un tabù nella nostra società. “Mi sono presa secchiate di insulti, tipo «Sei una donna a metà» o «Come ti permetti di mettere in discussione la maternità», d’altronde ho le spalle abbastanza larghe per parlare anche per chi non ha coraggio di dirlo. – racconta Michela Andreozzi – Forse il tema è proprio quello: quando si è tranquilli e risoluti su un argomento, esprimerlo non crea problemi.”

Attorno al tema della maternità ruota anche il suo primo film, in cui recita nei panni di Tina, una vigilessa con un ardente desiderio di maternità. “In Nove lune e mezza l’idea era di raccontare le donne che cercano la maternità e quelle che non la cercano.  – spiega la regista – Il mio profilo psicologico è quello del personaggio interpretato da Claudia Gerini e nell’interpretare invece Tina mi sono ispirata a tante donne che conosco. Siamo circondati! (ride) Tante donne sono alla ricerca della maternità proprio perché magari devono prima sistemarsi e poi hanno tempo e modo di dedicarsi a questo tema, per cui ci arrivano un po’ più tardi e la ricerca diventa un po’ più faticosa.”

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