Campania

Legge di Bilancio 2022: il recinto "circoscritto" dei tirocini formativi extracurriculari

FMTS GROUP

"I cuori sono anche motori. L’anima è un'abile forza motrice" scriveva Vladimir Majakovskij in un inizio Novecento che ha generato grandi cambiamenti. Questa frase oggi, che viviamo in pieno il nuovo corso del XXI secolo, risuona come un invito a non lasciare indietro l’anima delle cose. Concetto che declinato per il mondo delle imprese e del lavoro ne richiama altri strettamente legati al momento ed ai contesti: da una nuova visione del fare impresa ad una costruttiva e sapiente organizzazione che sappia tener conto dello sviluppo del capitale umano. Da tempo termini come Pnrr e G.O.L.  sono entrati nel nostro vocabolario. Li usiamo con disinvoltura percependone le potenzialità e comprendendone il valore per una ripresa ed una crescita che siano davvero tali.

In entrambe le misure si parla di formazione. Che i saperi siano al centro di una moderna rivoluzione industriale credo sia oggettivo. Con l’approvazione in Italia della Legge di Bilancio 2022 si è aggiunto un altro tassello, necessario per definire profili e confini di un settore che a questo punto potremmo anche definire strategico. La mia riflessione si sofferma su un passaggio preciso della Legge di Bilancio, il dettato della lettera a) del comma 721 che “circoscrive” l’applicazione del tirocinio extracurriculare ai soggetti con difficoltà d’inclusione sociale. Una limitazione che ha il sapore amaro di un’esclusione in un tempo in cui c’è bisogno di aprire gli orizzonti a tutte quelle categorie che sono state letteralmente travolte dallo tsunami della crisi economica e pandemica. Le Regioni avranno un ruolo determinante nel definire le nuove linee guida.

Il report redatto da ANPAL con INAPP, relativo agli anni 2014 – 2019, ci dice che 1milione 590mila persone hanno vissuto l’esperienza del tirocinio formativo extracurriculari, sono state 530 mila imprese che hanno avuto almeno un tirocinante in azienda. Nel leggere i dati emerge che sono stati gli under 30 ad usufruire di gran parte dei tirocini, con quasi il 79% del totale dei flussi del periodo, coerentemente all’obiettivo di facilitare il primo inserimento nel mercato del lavoro proprio delle fasce deboli quali sono i giovani. Tutto questo a cosa ha portato? Più del 50% dei tirocinanti ha ricevuto, dopo sei mesi dalla conclusione dello stage, un’offerta di lavoro. C’è un altro elemento da prendere in esame e da non sottovalutare per una riflessione completa ed è riferita ai titoli di studio posseduti dai tirocinanti. Citando il report dell’ANPAL/INAPP “per quanto il 45% dei tirocini coinvolga individui in possesso di un diploma superiore, molto elevata appare la quota di avviamenti che coinvolgono individui con basso livello di istruzione: quasi un terzo dei tirocini è svolto da soggetti in possesso al massimo della licenza media, situazione che per gli uomini arriva ad interessare quasi il 40% delle esperienze.” La domanda a questo punto è d’obbligo: come mai?
Da addetto ai lavori credo fortemente nel valore della formazione e dell’esperienza sia nell’ottica del reskilling che dell’upskilling. Mi chiedo: non si poteva attingere a quanto di buono è stato fatto per immaginare un percorso più inclusivo? Non si poteva ragionare su quali sono i reali punti di forza e debolezza dello strumento tirocinio formativo extracurriculare per tracciare il da farsi? Il tirocinio è stato preso di mira perché alcuni imprenditori l’hanno utilizzato come un contratto di lavoro. Ma ciò non vuol dire che va abrogato. La soluzione potrebbe essere quella di esternalizzare la formazione (punto tra l’altro previsto dalla misura); magari in quelle aziende che non hanno capacità formativa, potrebbe essere affidata ad enti di formazione esperti nel settore.
Riflessioni queste frutto dell’esperienza di Fmtsgroup, in prima linea da tempo per favorire il concreto incontro tra domanda ed offerta.

Leggi l'articolo completo su ANSA.it