Campania

All'Unifortunato il laboratorio su Shoah, memoria, didattica e diritti

Università Giustino Fortunato

Fornire strumenti approfonditi per interpretare il genocidio ebraico e creare gli anticorpi contro la discriminazione, l’odio, l’ingiustizia e le disuguaglianze: questi gli obiettivi del laboratorio sul tema ‘Shoah, memoria, didattica e diritti’, organizzato dall’Università Giustino Fortunato, uno dei pochi atenei in Italia a proporre un corso specifico su questo argomento. Sette gli incontri che si svolgeranno da ottobre ad aprile, con la presenza di illustri ospiti e testimoni, come Sami Modiano, superstite dell'Olocausto, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Il primo incontro si è aperto con l’intervento del regista Lorenzo D’Amelio.

L’iniziativa ha molte particolarità, come ha spiegato il coordinatore, Paolo Palumbo, docente di diritto ecclesiastico e canonico dell’Unifortunato: “è un vero e proprio insegnamento universitario erogato agli studenti dell’ateneo, aperto anche  delle scuole superiori e alla cittadinanza, e si sviluppa attraverso la modalità laboratoriale, con un approccio interdisciplinare, con esperti di pedagogia, diritto, filosofia, per vedere come diversi saperi scientifici hanno ragionato su questo tema”.  Collaborano al progetto del laboratorio, infatti, anche i docenti dell’Unifortunato delle cattedre di Didattica, Storia della pedagogia, Filosofia del Diritto, Fondamenti del diritto europeo, Diritto dell’antico oriente mediterraneo, psicologia dinamica e filosofia, nonché esperti e studiosi di altri atenei ed associazioni.  Alle attività didattiche si assoceranno anche testimonianze, cineforum, un percorso sulla “Benevento ebraica” e una mostra itinerante a cura dell’Associazione “Figli della Shoah”. Lo scopo, ha sottolineato Palumboè permettere allo studente di avere gli strumenti interpretativi e le capacità critiche per una conoscenza approfondita della storia del genocidio ebraico, delle persecuzioni razziali e delle politiche pubbliche della memoria. L’iniziativa mira anche a mostrare l’uso delle fonti documentarie, per rendere gli studenti consapevoli della complessità delle interpretazioni storiografiche sul tema e per sviluppare l’uso di un linguaggio disciplinare appropriato”. Al ciclo di laboratori prenderà parte anche un gruppo di studenti degli ultimi anni delle scuole superiori della Provincia.

Il primo degli incontri, dal titolo 'Perché questo non accada più. La mediazione didattica della Shoah’ è si è svolto il 26 ottobre ed è stato coordinato dalla professoressa Laura SaraAgrati, Associato di Pedagogia presso l’UniFortunato. “L’obiettivo dell’iniziativa– ha detto Agrati - è stato riflettere sul fenomeno complesso della Shoah e su come è possibile comunicarlo in diversi ambienti quando la finalità è educativa. Abbiamo visto cosa insegnare sull’olocausto, tramite le testimonianze dirette e i documenti e abbiamo visto anche come i media rappresentano il fenomeno”. Per farlo, ha aggiunto, “abbiamo seguito le Linee Guida Nazionali per una didattica della Shoah a scuola stilate dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (Miur), con l’importante contributo di Anna Piperno, perché non si ci può improvvisare a parlare della Shoah, soprattutto dal punto di vista educativo”.

All’evento era presente anche il regista Lorenzo D’Amelio, autore del film ‘M. Sono solo un ragazzo’, girato a Benevento e che ha come protagonisti studenti sanniti.

Il film parte da una storia di bullismo e si intreccia con il nazismo e la Shoah quando i protagonisti scoprono vecchi documenti nazisti dal testo criptato, datati 1943, portandoli a scoprire vicende che hanno radici nella persecuzione ebraica della Seconda guerra mondiale.

La storia dei nazisti e della Shoah– ha detto D’Amelio - è qualcosa che ci colpisce tutti. Quello che mi ha spinto a scrivere questa sceneggiatura, e mi spinge ad approfondire ulteriormente questo argomento, è cercare di isolare il germe del male, guardarlo in faccia, per cercare di capire perché le persone arrivano a questo punto e perché un popolo abbia voluto distruggere un altro popolo”.

Al primo incontro hanno partecipato anche i professori Maria Teresa Santacroce e Aldo Mucciaccia, studiosi e collaboratori dell’Istituto Pugliese per la Storia dell'Antifascismo e dell'Italia Contemporanea (IPSAIC). “Coinvolgere gli studenti e gli insegnanti in un momento di riflessione attenta, in una dimensione anche emotiva di rielaborazione metacognitiva è la vera garanzia che la terribile pagina della Shoah non sia vissuta come una cosa lontana dal nostro vissuto e infonde quegli anticorpi che facendo riflettere su se stessi, permette di sconfiggere odio, discriminazione e ingiustizie, diseguaglianze, indifferenza. Santa croce” ha osservato Santacroce. Il professor Mucciaccia nel suo intervento ha ricordato le parole del sindacalista e politico antifascista, Giuseppe Di Vittorio, che nel 1938 disse ‘Difendendo gli ebrei boicottati, insultati, umiliati, sferzati a sangue dalla furia razzista del regime, noi difenderemo il patrimonio di civiltà del popolo italiano...’. Queste parole, ha rilevato l’esperto, “ci aiutano a svolgere quella attività di recupero della memoria critica e ci stimolano alla ricerca rigorosa per combattere quel "male assoluto" che, come ci ricorda Primo Levi, ‘è avvenuto, quindi può accadere di nuovo’".

 

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