Piemonte

Angelo Gaja, 'in Italia bisogna valorizzare gli artigiani'

L'imprenditore vitivinicolo racconta la sua storia a I3P

Redazione Ansa

(ANSA) - TORINO, 16 APR - Per celebrare i primi 25 anni di attività, l'incubatore I3P del Politecnico di Torino ha lanciato la serie di incontri denominata Scintille, appuntamenti che una volta al mese portano sul palco un protagonista del mondo imprenditoriale italiano che si è contraddistinto per la capacità di rompere gli schemi e innovare il suo mercato. Dopo il primo incontro a marzo con Luca Foresti, l'ospite di Scintille di aprile è stato Angelo Gaja, probabilmente l'imprenditore vitivinicolo più noto al mondo. Poco amante dei riflettori, si è fatto convincere dalla possibilità di parlare a una platea di startupper, futuri imprenditori che dalla sua esperienza posso trarre insegnamento e ispirazione per la propria avventura.
    "Per avere successo devi avere dei maestri" dice infatti nell'intervento, condotto con tono colloquiale. Dopo aver dato giusto onore a grandi pensatori della sua terra come Cavour, Einaudi, Pavese e Fenoglio, porta all'attenzione del pubblico quel modello vincente di imprenditoria che mette al centro le persone. "Ferrero andava a cercare i lavoratori in campagna, non li obbligava a fare la vita degli operai. Con i pullman li andava a prendere e li riportava a casa". Tra i maestri da cui ha raccolto più insegnamenti, però, ci sono soprattutto i suoi familiari. Dalla nonna Clotilde, che spinse il marito a puntare sulla qualità, coltivando le proprie uve e facendogli scrivere sui biglietti da visita la dicitura "vini di lusso", al padre "che si mise in testa un progetto folle: quello di fare un Barbaresco migliore del Barolo".
    Classe 1940, laureato in economia "con fatica, perché andavo a lavorare in vigna a imparare da mio padre", Angelo Gaja incentra l'intervento sulla forza dell'artigianalità. "Bisogna essere degli artigiani, perché i progetti li fanno per se stessi. E per farli bene bisogna conoscere ogni sfumatura".
    Sulla forza della piccola imprenditoria insiste con determinazione: "Bisogna valorizzare gli artigiani. In Italia ci sono oltre 4 milioni di imprese con meno di dieci dipendenti, che non vuol dire che piccolo è bello, ma piccolo è fatica. Sono loro il motore della catena di approvvigionamento". Quindi, nel fluire intenso del suo discorso, si scorre su piccole frasi dal grande significato, a partire da "Fare, saper fare, saper far fare, far sapere" che la nonna gli ripeteva costantemente, fino a "Pensa diverso, perché se pensi come gli altri, diventerai uguale a tutti gli altri. É il dubbio a muoverci, perché ci impedisce di adagiarsi sulle certezze". (ANSA).
   

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