Piemonte

Regio Torino, Turandot di Poda canta l'amore dell'anima

Dal 22 aprile. Poda, solo Liù alla fine ha imparato dalla vita

Redazione Ansa

(ANSA) - TORINO, 15 APR - Torna al Teatro Regio di Torino, dal 22 aprile al 5 maggio, una produzione molto amata, la Turandot che Stefano Poda creò nel 2018 per il Regio e che venne trasmessa sulla piattaforma europea OperaVision e uscì in DVD per UnitelClassica/CMajor. Sul podio il giovane, ma affermato direttore Jordi Bernàcer. Nel ruolo della protagonista, il soprano Ingela Brimberg, il tenore Mikheil Sheshaberidze in quello di Calaf, il soprano Giuliana Gianfaldoni Liù e Michele Pertusi nelle parte di Timur.
    La scelta di partenza di Poda fu quella di fermarsi dove Puccini depose la penna, alla morte di Liù, dove si fermò lo stesso Toscanini alla prima del 1926, senza il finale scritto da Franco Alfano.
    "Lo spettatore che assiste a Turandot - spiega il regista - compie un viaggio nell'alterità, un confronto con l'altro con il 'fuori da sé', un processo che può essere doloroso o felice. Io non offro interpretazioni, non sposto l'opera da Pechino al tempo delle fiabe o nella New York di oggi per rendere la vicenda più vicina. Io depuro lo spazio, per offrire allo spettatore uno spazio dell'anima. Ognuno di noi - conclude - costruisce un oggetto d'amore, per poi accorgerci che chi amiamo non corrisponde a ciò che abbiamo idealizzato. Solo attraverso il dolore, l'accettazione nasce un amore grande. In quest'opera solo Liù, che è meno cerebrale degli altri, accetta di donarsi e di sacrificarsi, ma forse per arrivare a essere Liù bisogna prima essere state Turandot. Calaf e Turandot hanno paura. Gli enigmi sono prove, sono sempre un confronto con se stesso".
    (ANSA).
   

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