Piemonte

P.za San Carlo, Appendino in procura

Per essere interrogata da magistrati che indagano sul 3 giugno

Redazione Ansa

   Quasi quattro ore di interrogatorio nel corso delle quali ha risposto ai magistrati per contribuire "alla ricostruzione dei fatti, a tutela della mia persona e delle istituzioni che rappresento". Destinataria di un avviso di garanzia per i fatti di piazza San Carlo, la sindaca di Torino Chiara Appendino è comparsa oggi pomeriggio davanti ai magistrati che indagano sulle cause e sulle responsabilità dello scorso 3 giugno. Quando, davanti al maxi schermo che proiettava la finale Champions tra Juventus e Real Madrid, una serie di ondate di panico provocarono oltre 1.500 feriti, tra cui una donna - Erika Pioletti, 38 anni - morta dopo alcuni giorni di agonia.

   Assistita dal suo legale, l'avvocato Luigi Chiappero, la prima cittadina è stata ascoltata al settimo piano del Palagiustizia dal procuratore Armando Spataro, che coordina l'inchiesta con i pm Antonio Rinaudo e Vincenzo Pacileo. Vietate le telecamere e gli obiettivi dei fotografi, la sindaca non ha incontrato i giornalisti che l'attendevano all'uscita, lasciando in auto il tribunale dal parcheggio sotterraneo. "Come sapete oggi mi sono recata dai magistrati", la scarna nota diffusa in serata. "Sono andata a rispondere - ribadisce - contribuendo per quanto a mia conoscenza alla ricostruzione dei fatti, a tutela della mia persona e delle istituzioni che rappresento".

   La sindaca Appendino, che sin dalle prime battute dell'inchiesta aveva assicurato la massima collaborazione agli inquirenti, figura tra le venti persone indagate per i fatti di piazza San Carlo che nei giorni scorsi hanno ricevuto dalla procura un invito a comparire. "E' interesse di tuta la cittadinanza, che vengano ricostruiti i fatti e definite le responsabilità di ognuno", aveva detto dicendosi "serena" e riponendo "piena fiducia" nella magistratura". Il nome della sindaca di Torino e' gia' iscritto da tempo nel registro degli indagati per effetto di una delle centinaia di denunce piovute a Palazzo di Giustizia dopo il caos del 3 giugno. La procura procede per lesioni e omicidio colposo e si ipotizza, in punta di diritto, la "cooperazione" involontaria fra i vari soggetti. Un mix di lacune e omissioni che hanno contribuito a provocare il disastro, l'altro reato ipotizzato dai magistrati che da cinque mesi lavorano per far luce su che cosa sia andato storto nell'organizzazione e nelle gestione della tragica serata.(ANSA).

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