Piemonte

Aborto: muore a Torino dopo la Ru486

Primo episodio del genere in Italia. La Procura dispone l'autopsia

Redazione Ansa

Sarà effettuata lunedì l'autopsia sulla donna di 37 anni morta all'ospedale Martini di Torino dopo un'interruzione di gravidanza tramite la pillola abortiva RU486. 

"Non sappiamo che cosa sia successo, ma possiamo garantire al 100% che non ci sono stati errori", hanno detto in conferenza stampa Paolo Simone, direttore sanitario dell'Asl To1, e Flavio Carnino, primario di ginecologia e ostetricia dell'ospedale Martini. "La paziente - hanno sostenuto - ha eseguito tutte le procedure da protocollo. Nel 2013 l'ospedale ha eseguito una sessantina di interruzioni con quel sistema e non si è verificato nessun problema". 

"In letteratura non esistono casi di allergia ai farmaci utilizzati nel protocollo della Ru486, ma fino all'autopsia è impossibile dire con certezza che cosa sia accaduto", precisano i sanitari dell'ospedale Martini.

La donna era alla settima settimana di gravidanza. Non soffriva di patologie pregresse e, quindi, non era a rischio rispetto all'utilizzo della Ru486, hanno riferito i medici. Ha preso la prima pillola lunedì in ospedale. Poi ha chiesto di essere dimessa e si è ripresentata al Martini mercoledì, per la somministrazione della seconda pillola. Il primo malore è sopraggiunto alle 12,20 quando la donna ha mostrato difficoltà a respirare. Da allora fino alle 22,45, quando è morta in ospedale, ha avuto dieci arresti cardiaci ed è stata defibrillata più volte. "L'ecografia fatta al cuore in serata, con la paziente in piena crisi, aveva evidenziato - concludono i medici - una dilatazione dell'atrio destro".

Il ministero della Salute ha aperto un fascicolo e gli ispettori sono al lavoro. E' il primo episodio del genere in Italia, mentre negli Stati Uniti sono già stati registrati otto casi di intolleranza letale al farmaco. 

Viale, nessun nesso con la Ru486 - Il "padre della pillola abortiva", il ginecologo Silvio Viale, respinge "ogni strumentalizzazione". Viale, che dirige il principale servizio italiano per IVG presso l'Ospedale Sant'Anna di Torino, osserva come sono "decine di milioni le donne che hanno assunto la RU486 nel mondo" e "40.000 in Italia".

"L'episodio - aggiunge Viale - ricorda la prima e unica morte in Francia nel 1991, agli inizi del suo uso, che indusse a modificare il tipo di prostaglandina per tutti gli interventi abortivi introducendo il misoprostolo (Cytotec). Sono gli altri farmaci, gli stessi che si impiegano per le IVG chirurgiche, i maggiori sospettati di un nesso con le complicazioni cardiache". Viale, nel dirsi addolorato per quanto accaduto, sostiene che si da ora si possa "affermare che non vi è alcun nesso teorico di causalità con il mifepristone (RU486), perché non ci sono i presupposti farmacologici e clinici. ll mifepristone è regolarmente autorizzato dall'AIFA anche per le IVG chirurgiche del primo trimestre e per le ITG del secondo trimestre, per cui le buone norme di pratica clinica prescriverebbero di utilizzarlo nel 100% delle IVG e, se non è cosi, è solo per motivi politici e organizzativi".

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