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Robot a scuola di umorismo per interagire meglio con l'uomo

Grazie all'AI possibili conversazioni più naturali ed empatiche

Redazione Ansa

(ANSA) - MILANO, 16 SET - I robot vanno a scuola di umorismo, per imparare a reagire in modo appropriato alle risate degli esseri umani: accade in Giappone, dove il robot umanoide Erica è stato dotato di un sistema di intelligenza artificiale che riconosce la risata umana e valuta se rispondere, magari con un'educata risatina o una risata più sguaiata, in modo da consentire conversazioni più naturali ed empatiche. I risultati dei primi esperimenti sono pubblicati sulla rivista Frontiers in Robotics and AI dai ricercatori dell'Università di Kyoto.
    Il sistema di intelligenza artificiale di Erica è stato addestrato sulla base di oltre 80 dialoghi avvenuti durante uno speed date tra alcuni studenti universitari e il robot, comandato a distanza da alcune attrici amatoriali. In particolare, sono stati distinti tre tipi di risate: quelle 'soliste', che non suscitano la risata dell'interlocutore; quelle 'sociali', che si fanno solamente per educazione o imbarazzo; quelle 'allegre', frutto dell'umorismo. Sulla base degli audio registrati, l'algoritmo ha appreso le caratteristiche di base delle risate sociali, che tendono a essere più sommesse, e delle risate allegre, con l'obiettivo di riprodurle in situazioni appropriate.
    Il senso dell'umorismo dell'androide è stato quindi messo alla prova in quattro brevi dialoghi con una persona. I relativi video sono stati sottoposti al giudizio di 130 volontari, che hanno valutato il comportamento di Erica molto più naturale ed empatico rispetto a quando rideva sempre in risposta alla risata umana oppure a quando non rideva affatto.
    La risata è solo un elemento che può rendere più naturale la conversazione con gli umani. "In effetti i robot dovrebbero avere un carattere distintivo e pensiamo che possano dimostrarlo attraverso i loro comportamenti durante la conversazione, come la risata, lo sguardo, i gesti e il modo di parlare", sottolinea il primo autore dello studio, Koji Inoue. "Non pensiamo che questo sia un problema facile: potrebbero volerci più di 10 o 20 anni prima che possiamo finalmente fare una chiacchierata informale con un robot come faremmo con un amico". (ANSA).
   

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