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Quando l’IA comprende il linguaggio e i nostri sentimenti

L’italiana Expert.ai ha sviluppato una piattaforma per il Natural Language Processing che funziona «come un esoscheletro cognitivo»

Quando l’IA comprende il linguaggio e i nostri sentimenti

Redazione Ansa

Di Alessio Jacona*

«Noi siamo un’estensione delle persone. La nostra tecnologia è come un esoscheletro cognitivo che moltiplica le capacità, mentre al comando resta l’essere umano». Stefano Spaggiari, co-fondatore ed executive chairman di Expert.ai, descrive così, quasi come fosse un superpotere, la piattaforma di AI per la comprensione del linguaggio naturale sviluppata in Italia dalla sua azienda.

Del resto, il concetto da cui parte è abbastanza semplice: oggi le aziende e le organizzazioni sono sommerse da miliardi di dati, che tuttavia devono poter analizzare e comprendere per prendere decisioni informate in maniera rapida ed efficiente. Di fatto, un miracolo che può compiersi solo se si fa ricorso all’intelligenza artificiale.

Ma andiamo con ordine: Expert.ai nasce trent’anni fa, quando ancora si chiamava Expert System, e da venti si occupa di intelligenza artificiale applicata al Natural language Processing. Quotata in borsa dal 2014, oggi è un’azienda da 350 dipendenti presente in Francia, Germania, Spagna e UK. Il quartier generale è a Modena, dove l’azienda nasce e dove mantiene la ricerca e sviluppo, ma da novembre Spaggiari e i suoi sono sbarcati anche a Boston.

Partita in un garage, oggi Expert.ai collabora infatti con organizzazioni e agenzie governative in Europa, Nord e Sud America e Medio Oriente. Il suo “fattore differenziante” è l’approccio ibrido al natural language processing, perché combina analisi semantica e machine learning: il risultato è un sistema notevolmente più efficace nel categorizzare e correlare i contenuti, che riesce anche a riconoscere e analizzare trenta tipi di emozioni diverse.

Sviluppata inizialmente lavorando sull’italiano, ora questa tecnologia funziona in 12 lingue diverse che includono arabo, russo, cinese, giapponese e coreano. «Il sistema analizza un testo e genera una mappa cognitiva, individuando i legami tra i vari elementi che poi scompone grazie ad analisi grammaticale, logica e soprattutto semantica» spiega Spaggiari. In questo modo la piattaforma riesce a capire il vero significato della singola parola all’interno del suo contesto, cosa in cui il machine learning “brutale” spesso fallisce. Ne conseguono risultati molto più accurati, che peraltro sono anche verificabili, perché l’IA di Expert.ai è “verificabile” e “robusta”.

Data questa tecnologia, le applicazioni sono innumerevoli: laddove serve capacità di “leggere” un grande numero di documenti, il sistema è in grado di estrapolare informazioni strutturate e organizzate. «Prendiamo ad esempio le società assicurative - spiega Spaggiari - qui il nostro software automatizza la lettura, la comprensione e l’estrazione di dati significativi contenuti in documenti come polizze o referti medici, con grande rapidità e su vasta scala. Le informazioni così ottenute - continua - permettono di ridurre il rischio, migliorare le percentuali di sottoscrizione dei contratti e aumentare la produttività di compagnie assicurative e broker».

Nelle redazioni, tecnologie come questa possono servire a ridurre le attività che consumano di più il tempo dei team editoriali, semplificando il controllo incrociato delle fonti e la comparazione dei documenti. In ambito di Difesa e Intelligence, per fare un altro esempio, la piattaforma aumenta la capacità degli analisti di identificare potenziali minacce, monitorando in modo puntuale e tempestivo grandi volumi di documenti (in qualsiasi formato digitale, purché non scritti a mano), flussi di comunicazioni e contenuti web provenienti da qualsiasi fonte accessibile. «Chi si occupa di Difesa e Intelligence ha assistito a un cambio di paradigma - osserva il co-fondatore di Expert.ai - perché mentre prima doveva faticare per trovare informazioni utili a comprendere il mondo, oggi, al contrario, di informazioni ne riceve troppe, e deve poter filtrarle per comprendere cosa accade nel mondo, per cogliere i cosiddetti segnali deboli».

Insomma: se è vero che «in un mondo alluvionato da informazioni irrilevanti, la lucidità è potere», come scrive Yuval Noah Harari nel suo libro “21 lezioni per il XXI secolo”, allora tale lucidità forse potrà scaturire dalla nuova alleanza tra essere umano e IA.

*Giornalista, esperto di innovazione e curatore dell’Osservatorio Intelligenza Artificiale ANSA.it

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