Rubriche

Fallimento annunciato del referendum in nord Kosovo

Contro sindaci albanesi, ma boicottato dai serbi. Solo 253 voti

Redazione Ansa

(ANSA) - PRISTINA, 22 APR - Come era largamente nelle previsioni, è fallito il referendum svoltosi domenica nel nord del Kosovo per la destituzione dei sindaci di etnia albanese nei quattro maggiori Comuni a maggioranza di popolazione serba - Leposavic, Zubin Potok, Zvecan e il settore nord (serbo) di Kosovska Mitrovica.
    Un fallimento ampiamente annunciato per via del boicottaggio della locale popolazione serba in segno di protesta contro quelli che sono stati ritenuti ostacoli e restrizioni alle modalità di voto con il chiaro obiettivo di impedire un esito positivo della consultazione. Il quorum previsto per la validità del referendum era infatti del 50% più uno degli aventi diritto in ciascuno dei Comuni coinvolti. Una soglia ritenuta irraggiungibile per via delle migliaia di serbi andati via dal Kosovo e per le liste elettorali 'gonfiate' e non aggiornate.
    Come ha riferito Kreshnik Radoniqi, capo della commissione elettorale centrale kosovara a Pristina, a votare sono stati in tutto 253, su un totale di 46.556 elettori complessivi. A Leposavic i voti espressi sono stati 124, a Mitrovica nord 111, a Zubin Potok 18, a Zvecan nessuno. "Considerando i dati sull'affluenza alle urne, la maggioranza degli elettori registrati non ha votato come richiesto dall'articolo 72 della legge sull'autonomia locale del Kosovo, e non è stato raggiunto il quorum richiesto del 50% più uno. Pertanto riteniamo che l'iniziativa dei cittadini per rimuovere i sindaci di Leposavic, Zubin Potok, Zvecan e Mitrovica nord sia fallita", ha detto Radoniqi.
    Commentando l'esito del voto, la presidente kosovara Vjosa Osmani - in un comunicato - ha affermato che ai cittadini del nord (serbi) è stata data l'opportunità di rimuovere gli attuali sindaci ed eleggerne di nuovi. "Ma la gran parte degli elettori non ha approfittato di tale opportunità", ha detto Osmani, secondo cui ciò è avvenuto soprattutto per le pressioni di Belgrado, del partito Srpska Lista e delle strutture criminali illegali. Ancora una volta - ha aggiunto la presidente - la Serbia ha interferito illegalmente nel processo elettorale di un altro Paese, e il presidente Aleksandar Vucic ha violato la parola data ai partner internazionali. "E' finita la farsa organizzata dal regime di Albin Kurti nel nord del Kosovo", ha fatto sapere Srpska Lista, il maggior partito dei serbi locali che aveva invitato al boicottaggio. Sin dall'inizio, ha aggiunto, era stato chiaro che la consultazione era stata organizzata in modo che fallisse, con l'alto quorum del 50%.
    Inoltre essa, per Srpska Lista, si è tenuta in una atmosfera non certo di democrazia e libertà, con telecamere puntate sugli elettori e massicce pattuglie di polizia pesantemente armate e appoggiate da blindati fuori dai seggi. "Tutto ciò dimostra che avevamo ragione nell'esortare la popolazione serba a non partecipare allo spettacolo inscenato da Kurti. Non sono la Serbia e Srpska lista a spaventare i serbi ma Kurti e il suo regime poliziesco". I sindaci di etnia albanese, invisi e contestati dai serbi locali, erano stati eletti nel voto del 23 aprile 2023, anch'esso boicottato dai serbi per protesta contro la politica di Pristina. Senza candidati serbi, e con l'assenza ai seggi di elettori serbi, a essere eletti erano stati rappresentanti locali di etnia albanese. (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it