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A Belgrado i quadri dei nazisti, l'Italia li rivuole

Per 8 è stata già disposta la confisca, ora ne spuntano altri

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 20 MAR - Otto quadri importanti, appartenenti al patrimonio dello Stato italiano, sono "prigionieri di guerra" a Belgrado, in bella mostra nelle sale ovattate del Museo nazionale serbo: da molti anni la procura di Bologna ne chiede invano la restituzione, dopo che i carabinieri hanno scoperto per caso, e poi ricostruito, questa incredibile vicenda. Ora un'inchiesta giornalistica rivela che i quadri che dovrebbero essere riconsegnati all'Italia, perche' illecitamente esportati e poi trafugati dal Centro di raccolta di Monaco di Baviera, dove gli alleati avevano stipato tutte le opere d'arte razziate dai nazisti, non sono solo otto, ma piu' del doppio.
    La truffa - come racconta il libro "Bottino di guerra" (Mursia), dei giornalisti Tommaso Romanin e Vincenzo Sinapi - viene preparata per mesi e si consuma in due giorni, il 2 e il 10 giugno 1949, quando 50 quadri, otto icone e una gran quantita' di oggetti antichi e preziosi - tappeti, arazzi, candelabri, monete, in tutto 166 articoli - lasciano per sempre il Collecting point di Monaco di Baviera. Il faccendiere croato Ante Topic Mimara mette a segno il colpo con la complicita' di una giovane funzionaria tedesca del Centro, Wiltrud Mersmann, che poco dopo sarebbe diventata sua moglie. I beni raggiungono in treno la Jugoslavia e vengono incamerati dal Museo nazionale di Belgrado.
    Solo che quei 166 oggetti non appartengono alla Jugoslavia.
    I Monuments men americani se ne accorgono quasi subito e li chiedono indietro, ma invano. Poi, per evitare tensioni diplomatiche, dopo qualche anno desistono. Dopo la grande truffa Mimara, un personaggio enigmatico e forse una spia, diventa uccel di bosco. Rodolfo Siviero, il celebre 007 italiano dell'arte, artefice di alcuni clamorosi recuperi, le tenta tutte, ma invano. Nel frattempo i quadri restano stoccati nei depositi del museo e, in anni relativamente recenti, restaurati, inventariati e catalogati anche con l'aiuto, ironia della sorte, del Governo italiano e di alcune sovrintendenze. Una collaborazione tra Italia e Serbia che si e' tradotta anche in una serie di mostre su entrambe le sponde dell'Adriatico. Proprio da una di queste prende le mosse l'inchiesta della Procura di Bologna. Succede infatti che nel 2014, compulsando il web in una ricerca qualunque, un appuntato del Nucleo Tutela patrimonio culturale di Firenze si imbatte in un quadro esposto in una rassegna allestita a Bari e a Bologna dieci anni prima, tra il 2004 e il 2005. Quel quadro pero' non doveva trovarsi li' : acquistato da Goering, il braccio destro di Hitler, durante la Seconda guerra mondiale, era stato illecitamente esportato in Germania ed era inserito negli elenchi dei beni culturali ricercati e da riportare in Italia, 'dettaglio' di cui nessuno si accorge.
    Le indagini successive aprono il vaso di Pandora del Museo di Belgrado, dove i Carabinieri scoprono altri sette dipinti che avevano fatto lo stesso percorso. Tutti e otto - gli "otto prigionieri di guerra", capolavori di artisti attivi tra il '300 e l'800, da Paolo Veneziano a Vittore Carpaccio, da Tiziano a Tintoretto - facevano parte dei 166 oggetti portati via col raggiro dal Collecting point di Monaco di Baviera.
    Una scoperta clamorosa, da cui ha preso le mosse un'inchiesta coordinata dal pm Roberto Ceroni (ora conclusa con sentenza in giudicato del giudice Gianluca Petragnani Gelosi) che ha portato, tra l'altro, a chiedere l'immediato sequestro delle opere d'arte. Pero' , nonostante due rogatorie e una confisca disposta nel 2018, le autorita' serbe hanno risposto picche e i quadri si trovano sempre al loro posto, a Belgrado. Ora l'inchiesta giornalistica ha aggiunto nuovi tasselli: dall'analisi di una gran mole di atti desecretati e dalle informazioni raccolte sul posto, e' infatti emerso che la quasi totalita' dei quadri che Mimara porto' via con l'inganno da Monaco di Baviera oggi si trovano a Belgrado e che, di questi, ben 17 fanno parte della collezione italiana del Museo nazionale serbo. Non solo gli "otto prigionieri", dunque, ma piu' del doppio. (ANSA).
   

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