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Report Ue: Italia, Slovenia, Albania esposte a rischio dengue

Caminade (Ictp), 'a causa del climate change'

Redazione Ansa

di Valeria Pace (ANSA) - TRIESTE, 14 MAR - Con il climate change cresce anche in Occidente il rischio di malattie tropicali come la dengue, in particolare per Italia, Slovenia e Albania, Paesi dove c'è la popolazione di zanzare tigre più abbondante, endemica in queste zone già dagli anni '90. E' uno degli aspetti messi in luce dalla sezione dedicata alla salute dell'European Climate Risk Assessment (Eucra), il primo rapporto stilato da un'agenzia dell'Unione europea sui rischi legati ai cambiamenti climatici, pubblicato lunedì scorso dall'Agenzia europea dell'ambiente (Aea).
    Come ha spiegato all'ANSA Cyril Caminade, ricercatore della sezione di Scienze della Terra del Centro internazionale di fisica teorica "Abdus Salam" di Trieste (Ictp), uno degli autori del report che si è occupato in particolare dei crescenti rischi posti da malattie infettive un tempo circoscritte esclusivamente alle zone tropicali che si diffondono grazie alle zanzare: "In Italia, Slovenia e Albania vive la popolazione di zanzare tigre più abbondante, endemica in queste zone già dagli anni '90", conferma il ricercatore.
    Quella della diffusione della dengue è già diventata un vero problema sanitario nei Paesi del Centro e Sud America, come Perù, Argentina, Guatemala e Brasile, che hanno decretato lo stato d'allerta o di emergenza per epidemie tra febbraio e marzo 2024 (in Italia ci sono stati già 48 casi di dengue quest'anno).
    Ma attenzione ancora più alta andrà posta guardando al futuro a causa del cambiamento climatico.
    Gli studi di Caminade e dei suoi collaboratori mostrano che in Europa meridionale le temperature sono già tali da permettere alle zanzare tigre di trasmettere malattie come la dengue e la chikungunya. "In Italia, Slovenia e Albania le zanzare tigre non se ne andranno - ha sottolineato Caminade - La loro attività stagionale con il riscaldamento globale diventa più lunga e la popolazione stessa è in crescita. Questi fattori, combinati con il fatto che ci sono molte persone che viaggiano in zone tropicali, porta a un aumento della diffusione di dengue e chikungunya", ha spiegato.
    Sebbene "il rischio più alto per la salute umana posto dal cambiamento climatico" sia in realtà "il caldo estremo nelle ondate di calore", "bisogna tenere alta l'attenzione sulle malattie infettive tropicali", visto il rapido e "preoccupante" aumento dell'incidenza di queste patologie: "Negli ultimi 10 anni si è passati da soli 10 casi l'anno a centinaia, e ormai si contano anche casi autoctoni", ha specificato Caminade. Secondo il ministero della Salute, nel 2023 in Italia ci sono stati 362 casi di dengue di cui 84 autoctoni.
    "La cosa più importante per mitigare il rischio di una di queste affezioni, la febbre dengue - che nell'80% dei casi è asintomatica ma può essere mortale in caso di reinfezione con un'altra variante - è mantenere una sorveglianza sanitaria di salute pubblica e soprattutto che la popolazione abbia un livello alto di consapevolezza rispetto ai rischi e alle buone pratiche. Inoltre, bisogna continuare con i controlli delle popolazioni di zanzare, come per esempio le disinfestazioni", ha concluso Caminade. (ANSA).
   

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