(ANSA) - SARAJEVO, 24 FEB - La concessione dello status di
Paese candidato all'adesione Ue per la Bosnia-Erzegovina, lo
scorso dicembre, è stato un "evento di portata storica, favorito
anche dall'incisivo sostegno assicurato dall'Italia". Lo dice in
un'intervista all'ANSA l'ambasciatore italiano a Sarajevo, Marco
Di Ruzza.
"La decisione va interpretata come un segnale politico e
morale a più di 25 anni dalla fine della guerra e a vent'anni
dal Consiglio Europeo di Salonicco che aveva aperto la strada
alle politiche di allargamento ai Balcani. Ma rappresenta anche
un'iniezione di fiducia verso la popolazione e la società civile
- specie guardando ai piu' giovani che continuano purtroppo ad
abbandonare copiosamente il Paese proprio per l'assenza di
solide prospettive future - e un incoraggiamento alle nuove
autorità legislative ed esecutive perche' portino avanti senza
indugio il percorso riformatore". Ulteriori ritardi "avrebbero
d'altronde potuto rafforzare sentimenti di disaffezione e
sfiducia verso l'Ue, creando spazi invitanti per l'ulteriore
penetrazione di attori terzi che hanno agende non coincidenti
con quella europea", spiega l'ambasciatore, sottolineando poi
l'importanza del processo di riforme, necessarie per il
progresso e la stabilità del Paese. E l'obiettivo Ue potrebbe
anche diventare un "collante tra le forze politiche e le diverse
componenti etnico-religiose per azioni di governo responsabili e
rispettose dell'interesse generale."
Bosnia che, allo stesso tempo, incontra ancora difficoltà
interne. Fra queste, spiega Di Ruzza, "il nodo della formazione
del nuovo governo della Federazione di Bosnia-Erzegovina". C'è
poi anche l'annosa questione della mancata adozione di
"emendamenti costituzionali per l'implementazione della sentenza
della Corte europea dei diritti dell'uomo del 2009 sul caso
Sejdic-Finci", che dovrebbe eliminare le discriminazioni che
toccano, nell'ambito politico e della rappresentanza, chi non
appartiene a uno dei tre popoli costituenti. Ma bisogna ancora
lavorare sui "gravi e diffusi fenomeni di corruttela, sulle
riforme sul conflitto di interessi e sul riassetto dell'organo
di autogoverno della magistratura. Vanno inoltre incoraggiati, a
tutti i livelli, i processi di riconciliazione. Recentemente,
abbiamo sostenuto un progetto a forte valenza simbolica lanciato
dal Distretto di Bricko, l'inaugurazione di un monumento
dedicato a tutte le vittime della guerra: vi sono ben pochi
esempi di questo tipo, in un Paese in cui si tende tuttora a
privilegiare commemorazioni selettive dei martiri di
quell'atroce conflitto."
In chiave economica,tra le aree di intervento prioritario
"citerei il settore energetico, in particolare quello delle
rinnovabili, essenziale per combattere l'inquinamento
atmosferico". In generale, "le prospettive di crescita del Paese
restano strettamente interconnesse alla soluzione dei problemi
politici e sociali. L'attuazione delle riforme piu' impellenti è
dunque una priorità non solo nell'ottica del processo di
adesione, ma anche ai fini della costruzione di un futuro solido
e credibile per il Paese ed i suoi giovani".
In questo quadro, l'Italia può giocare un ruolo essenziale.
"L'Italia - spiega Di Ruzza - continua ad essere tra i più
convinti sostenitori del processo di integrazione e il rapporto
bilaterale con la Bosnia-Erzegovina costituisce una chiave di
avvicinamento del Paese all'Europa". Non vanno in proposito
dimenticati "i twinning europei a guida italiana" e "le azioni
della nostra Cooperazione allo Sviluppo e dell'AICS" su svariati
fronti, "da quello sanitario, al fito-sanitario, allo sviluppo
del turismo sostenibile, all'educazione inclusiva, alla
valorizzazione e alla tutela del patrimonio ambientale e della
biodiversità, alla cooperazione con le forze di polizia, alla
lotta al crimine organizzato". E "siamo fieri di essere riusciti
a rimettere in moto il progetto del Museo di arte contemporanea
"Ars Aevi", disegnato da Renzo Piano, che sembrava da anni
irrimediabilmente bloccato". Senza dimenticare, "la dimensione
economica", con l'Italia che "è il primo esportatore e tra i
primi partner commerciali assoluti e il sistema Italia produce
circa 12 mila posti di lavoro".
Bosnia dove, oltre alla voglia di Ue, cresce a macchia di
leopardo anche il desiderio di avvicinamento alla Nato, ben
visto a Sarajevo, malgrado > l'opposizione dei serbo-bosniaci.
"La guerra in Ucraina ha confermato una volta di piu'
l'importanza e i vantaggi reciproci per la Bosnia-Erzegovina e
per l'Europa di uno stabile inserimento di tale Paese
nell'architettura di sicurezza europea: in questo senso, il
percorso di integrazione euro-atlantico, che deve essere basato
sulle aspirazioni del popolo bosniaco-erzegovese e sulla volontà
democratica del suo governo, potrà costituire la bussola della
politica estera bosniaca", illustra Di Ruzza. Tuttavia, "la
questione Nato continua ad appalesarsi politicamente controversa
e divisiva. Al momento - chiosa l'ambasciatore - penso dunque
che l'obiettivo principale debba essere più che altro il
consolidamento del partenariato tra la Nato e la
Bosnia-Erzegovina e in tale ottica la conferma del Vice-Ministro
degli esteri Josip Brkic alla guida della competente commissione
governativa offre un proficuo segnale di continuità con il
lavoro del precedente esecutivo". (ANSA).
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Bosnia: amb. italiano, status a Paese è un 'evento storico'
L'Italia può giocare un "ruolo essenziale in processo adesione"