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Conferita la laurea Honoris Causa a Mattarella e Pahor

Mattarella, memoria necessaria. Pahor, guerra non è inevitabile

Redazione Ansa

(ANSA) - TRIESTE, 12 APR - Il rettore dell'Università di Trieste, Roberto Di Lenarda, ha conferito la laurea magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza Honoris Causa all'ex presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor, e al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Durante la proclamazione nell'aula magna dell'ateneo è stata proiettata la foto risalente al 13 luglio 2020 quando i due presidenti si tennero per mano a Basovizza.
    "Sergio Mattarella e Borut Pahor - si legge nella motivazione - hanno saputo coraggiosamente ripudiare la prospettiva angusta dell'egoismo nazionalistico, per perseguire invece una politica di riconciliazione, retta sulla creazione e sul consolidamento di spazi e di simboli dedicati alla memoria collettiva, quale fondamento di autentica pace tra i popoli. Due statisti che hanno interpretato l'amor di patria in una dimensione europea alta, così contribuendo a trasformare la frontiera adriatica, da territorio di aspro conflitto etnico e culturale, ad area di dialogo, di cooperazione e di amicizia, nella comune coscienza dei diritti umani e nella luce delle libertà democratiche".
    "In questi anni, Slovenia e Italia, hanno sviluppato un dialogo costante e fruttuoso, alimentato dalla consapevolezza che la comune adesione e appartenenza alla casa europea e ai valori euro-atlantici rappresentino quell'elemento identitario che rafforza nei nostri Paesi lo sguardo verso il futuro. La riconciliazione con la storia non ci libera dal dovere di conoscerla e di ricordare, come Borut Pahor ha più volte sottolineato. Non conduce a letture di comodo del passato né relativizza le responsabilità di ciascuno, ma ci consente di coltivare sentimenti di rispetto per le sofferenze di ciascuno, in luogo di nutrire rancore e contrapposizione. Si iscrive in questo processo il Giorno del Ricordo, istituito dal Parlamento italiano nel 2004 e che richiama, in particolare, le sofferenze delle popolazioni istriane-giulianedalmate", ha detto Mattarella. "Ricordare gli avvenimenti, che hanno così profondamente inciso con dolore sulla vita delle popolazioni al confine orientale, significa anche rispettare i patimenti altrui", ha aggiunto il capo dello Stato.
    "Volgendo lo sguardo al cammino compiuto, in Europa, appare fuori da ogni dubbio che la Repubblica di Slovenia e la Repubblica Italiana debbano essere orgogliose delle mete raggiunte in questi anni. Incontrarsi non è stato scontato e non sono mancate incomprensioni lungo il percorso; difficoltà che, tuttavia, non hanno impedito ai nostri Paesi di progredire costantemente, dando vita a un partenariato profondo e articolato che ci vede lavorare fianco a fianco sui temi prioritari dell'agenda europea e internazionale. Non è stato agevole. Tanto più assume valore quanto realizzato dai nostri Paesi", ha osservato Mattarella. "Il progetto europeo - ha poi sottolineato - è più che mai imprescindibile e urgente, alla luce anche della brutale e ingiustificabile aggressione della Federazione Russa ai danni dell'Ucraina. Ciò vale non solo nei confronti di Ucraina, Moldova e Georgia, ma soprattutto dei Paesi dei Balcani Occidentali che oltre venti anni addietro hanno iniziato questo impegnativo percorso di integrazione".
    "La guerra non è inevitabile. Abbiamo sempre la possibilità, e anche il dovere morale, di cercare i modi per rafforzare la pace e la sicurezza, la democrazia e il benessere. Abbiamo dimostrato che, insieme, possiamo farlo per un comune futuro europeo. Per proteggere la pace e la sicurezza, per il bene dei nostri figli, non abbiamo altra scelta se non continuare a dimostrare di volta in volta a noi stessi e al mondo intero che una pace duratura europea e mondiale è necessaria e possibile", ha detto Pahor, pronunciando la sua lectio magistralis. "Tutto ciò che abbiamo fatto con l'amico e presidente della Repubblica Sergio Mattarella - ha spiegato - lo abbiamo fatto perché crediamo nella pace duratura e nel sacro dovere degli uomini di Stato di adoperarsi in suo favore al meglio delle loro capacità.
    Questo è il loro dovere morale. Come ci siamo confidati quando quel lunedì 13 luglio 2020 rientravamo a casa, a Roma e a Lubiana, sentivamo un profondo senso di appagamento e soddisfazione". Anche in quel caso, è uno dei passaggi della lectio, "è stato confermato ancora una volta che la pacificazione e la riconciliazione sono possibili solo attraverso l'eterna ricerca della verità, il suo riconoscimento e il perdono". (ANSA).
   

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