(ANSA) - LUSSEMBURGO, 09 GIU - "Un accordo impossibile ma
fattibile", sussurrava un diplomatico alla vigilia del D-Day
sulla migrazione al Consiglio Affari Interni del Lussemburgo. E
il pronostico ha trovato conferma. I 27 hanno raggiunto un testo
di compromesso sui due pacchetti di norme che costituiscono il
cuore del nuovo Patto dopo ben 12 ore di maratona negoziale.
Alla fine a votare contro sono state solo Polonia e Ungheria.
"Si tratta di un grande giorno", ha sentenziato la ministra
svedese per l'Immigrazione Maria Malmer Stenergard, presidente
di turno. L'Italia ha giocato un ruolo decisivo, ponendo con
forza le proprie richieste per poi chiudere la partita senza
sfilarsi all'ultimo metro. "Abbiamo avuto una posizione di
grande responsabilità, trovando corrispondenza da altri Paesi e
ottenendo consenso sulle nostre proposte", ha dichiarato il
ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. "Riteniamo che sia un
giorno in cui parte qualcosa e non solo sia un giorno di
arrivo". D'altra parte una cosa è emersa molto chiara fin da
subito: senza l'Italia la Svezia non avrebbe forzato la
votazione a maggioranza qualificata. "L'obiettivo è ottenere un
accordo che sia reale nella pratica - notava una fonte con
accesso al tavolo - non solo sulla carta". L'attenzione allora
si è concentrata sui dettagli più caldi. La decisione presa
ruota infatti intorno alla procedura d'asilo (Apr) e alla
gestione dell'asilo e della migrazione (Ammr) - cioè non
l'intera riforma, che è mastodontica e conta diverse misure
ancora in corso di esame. L'Apr prevede l'istituzione di un
percorso rapido con regole condivise europee per trattare le
domande di asilo che provengono da quei Paesi con un basso grado
di accettazione - sotto il 20% - e la creazione di una certa
quota, attraverso una formula, secondo la quale ognuno dei 27 è
obbligato ad applicare la procedura accelerata. Traduzione:
controlli e responsabilità. Bene. Ora l'Ue si doterà di una
capacità di gestione fissata a 30mila 'posti' con un
coefficiente di moltiplicazione progressivo di 2 3 e 4 nell'arco
di tre anni. A contare non è il migrante singolo ma il 'posto' e
siccome la domanda di richiesta asilo dovrà essere evasa entro
12 settimane si calcola che il primo anno il tetto sarà di
60mila persone, poi 90mila e infine 120mila. Il tutto ripartito
tra i 27 sulla base di Pil e popolazione. Sarà poi la
Commissione a stabilire se un Paese ha bisogno della solidarietà
in caso di crisi (boom di arrivi). In quel caso sarà esentato
dalla procedura di frontiera Ue e potrà accedere al bacino di
30mila ricollocamenti, da ottenere in forma pratica oppure con
un finanziamento da 20mila euro per ogni migrante non
trasferito. La novità sta nel fatto che l'Italia ha ottenuto che
questi denari confluiscano in un fondo gestito da Bruxelles per
"attuare progetti concreti per la cosiddetta dimensione
esterna". Insomma, Roma non voleva che i Paesi del sud
diventassero il "centro di raccolta degli immigrati per conto
dell'Europa". Ma la solidarietà si trova anche in altri
passaggi. Come la responsabilità ridotta - 12 mesi invece di 24
- per le persone salvate in mare con operazioni SAR che poi
presentano (e ottengono) la protezione internazionale. Poi c'è
un'intesa sulle misure di sostegno finanziario per la
realizzazione operativa (comprese infrastrutture) delle
procedure di frontiera. Il passaggio più controverso però, che
ha rischiato di far saltare tutto, è stata la possibilità di
stilare accordi con Paesi terzi, diversi da quelli di origine,
dove inviare i migranti una volta negata la protezione. Alcuni
Stati membri, come la Germania, volevano un'interpretazione
molto stretta, altri più lasca. Un particolare non da poco
perché permetterebbe di liberare molto più velocemente gli
hot-spot e dunque snellire il sistema. L'Italia, sulla
questione, è stata sostenuta da diversi Paesi, come ad esempio
l'Olanda. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni non a caso
esulta. Per lei l'unico modo di affrontare i problemi dati dalla
migrazione "è risolverli alla partenza" e dunque si dice
"soddisfatta di essere riuscita a far capire che c'è un modo di
affrontare la questione insieme". Dunque legando la questione
della dimensione esterna a quella interna. L'intesa prevede ora
una clausola di revisione da 1 a 2 anni, a seconda delle parti.
Che garantisce tutti: se funziona, si tireranno le somme.
(ANSA).
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L'Ue trova l'accordo sui migranti, l'Italia decisiva
Piantedosi: 'Ok alle nostre proposte'. Meloni: 'Si va insieme'