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Kosovo: al nord prosegue protesta dei serbi, resta tensione

Kurti ribadisce, per nuovo voto va ripristinata legalità

Redazione Ansa

(ANSA) - BELGRADO, 03 GIU - Anche oggi nel nord del Kosovo, dove resta alta la tensione interetnica, i serbi locali si sono radunati davanti ai municipi di Zvecan, Leposavic e Zubin Potok per protestare contro l'elezione di nuovi sindaci di etnia albanese e per chiedere il ritiro dal nord delle unità di polizia kosovara. La notte è trascorsa tranquilla e senza eccessi, con la polizia schierata all'interno degli edifici comunali, mentre all'esterno resta massiccio il presidio da parte delle truppe di Kfor, la missione Nato in Kosovo. Dopo i violenti scontri del 29 maggio a Zvecan, le sedi municipali sono state isolate da barriere metalliche e recinzioni di filo spinato, sulle quali i serbi hanno posto numerose bandiere serbe. A Leposavic il nuovo sindaco Ljuljzim Hetemi, di etnia albanese, è da giorni all'interno del municipio dal quale non esce per motivi di sicurezza, e per evitare possibili nuove violenze da parte dei dimostranti serbi. In tutto il nord a maggioranza serba le scuole restano chiuse, mentre per via delle proteste popolari sono inaccessibili i servizi comunali, con conseguenze che si fanno sempre più evidenti sul normale rirmo della vita pubblica e sociale. I militari Nato presidiano anche altre zone sensibili, comprese diverse strade di accesso ai Comuni teatro delle manifestazioni, nelle quali si chiede anche il rilascio dei due serbi che restano in carcere dopo gli arresti seguiti ai disordini di Zvecan.

La richiesta che si profila è di ripetere le elezioni locali al nord, boicottate il 23 aprile dai serbi e che hanno portato all'elezione dei sindaci albanesi. Lunedì giungeranno nella regione gli inviati Ue e Usa Miroslav Lajcak e Gabriel Escobar nel tentativo di disinnescare quello che si teme possa essere nuovo possibile conflitto nei Balcani dalle conseguenze imprevedibili.

Il premier kosovaro Albin Kurti ha ribadito di non essere contrario allo svolgimento di nuove elezioni locali nel nord del Kosovo, ma che prima di ciò vanno ripristinati la legge e lo stato di diritto, con la fine delle proteste dei serbi. In una intervista a Nbc News, ripresa in parte dai media a Belgrado, Kurti ha detto che "la prossima settimana in Kosovo arriveranno gli inviati speciali di Unione europea e Stati Uniti Lajcak e Escobar e parleremo dei dettagli. Credo in nuove elezioni, ma per questo abbiamo bisogno di stato di diritto e di una campagna libera e corretta per elezioni libere e corrette". Kurti ha ammesso che i nuovi sindaci risultati eletti il 23 aprile hanno un basso grado di legittimità per via della scarsa partecipazione al voto, ma ha aggiunto che essi sono "gli unici sindaci legali e legittimi". Gli estremisti e i criminali responsabili delle violenze nel nord, ha affermato Kurti, devono rispondere dinanzi ai giudici, dopodichè si creeranno le condizioni per una nuova campagna elettorale ed elezioni libere e democratiche. Il premier ha al tempo stesso negato che la polizia kosovara abbia fatto uso della forza nell'affrontare i dimostranti serbi al nord. Per Kurti, non va tirato in ballo il popolo serbo, ma alcune masse violente ben orchestrate che hanno l'obiettivo di destabilizzare il Kosovo. (ANSA).

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