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Premier Kosovo, imprudente escludere uso forza da Serbia

Kurti all'ANSA, fallimento negoziati destabilizzerebbe regione

Redazione Ansa

(ANSA) - BRUXELLES, 17 MAR - Un eventuale fallimento dei negoziati potrebbe "incoraggiare la Serbia ad usare l'argomento della forza nel momento in cui non ha più la forza degli argomenti". Così il premier del Kosovo, Albin Kurti, in un'intervista all'ANSA alla vigilia dell'incontro di alto livello, mediato dall'alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, con il presidente serbo, Aleksandar Vucic. Nonostante la presenza della Nato in Kosovo, "sarebbe irresponsabile e imprudente se escludessimo questa ipotesi" ha avvertito il primo ministro. La riunione, che si terrà domani a Ohrid, in Macedonia del Nord, si inscrive nel quadro del dialogo Belgrado-Pristina. L'obiettivo è raggiungere un accordo sulla base della proposta dell'Ue per normalizzare le relazioni tra i due Paesi. Una prima intesa è stata trovata a fine marzo, ora si negozia sull'allegato di attuazione, parte integrante dell'accordo.

"Negli ultimi anni la Serbia ha speso il 3% circa del Pil per la difesa e potrebbe facilmente cercare di violare l'integrità territoriale del Kosovo, destabilizzando l'intera regione", ha spiegato Kurti, ammettendo di aspettarsi dei "negoziati difficili". Le trattative hanno visto in prima fila Germania, Francia e Stati Uniti, ma anche l'Italia, che ha il comando della missione Nato in Kosovo. "L'impegno dell'Italia nei Balcani occidentali è più che benvenuto" ha commentato Kurti, che su un piano bilaterale auspica una maggiore "cooperazione economica: più investimenti e più scambi commerciali". Il livello di ambizione è alto: "L'accordo - ha spiegato - dovrebbe essere caratterizzato da inclusione, efficacia, concretezza" e dovrebbe includere "impegni e scadenze precisi" soprattutto, dovrebbe esserci "più fiducia, perché il miglior accordo con il miglior allegato di attuazione, rimarrebbe lettera morta senza fiducia reciproca". Tra i nodi più controversi da sciogliere nel negoziato, c'è l'istituzione dell'associazione dei comuni serbi.

Un punto già concordato negli accordi di Bruxelles del 2013, che non è stato però mai attuato. Per Vucic l'introduzione di un regime speciale per la minoranza serba è una condizione di partenza del negoziato, Kurti invece spinge per riaprire il dossier, nonostante le insistenze di Ue e Usa perché Pristina rispetti gli obblighi presi. "Intendo ascoltare tutti gli appelli per i diritti dei serbi, ma l'etno-nazionalismo territoriale ha portato alla Republika Srpska (una delle due entità, a maggioranza serba, in Bosnia-Erzegovina), rendendo quel Paese disfunzionale" ha avvertito Kurti, che guarda piuttosto alla convenzione quadro del Consiglio d'Europa per la protezione delle minoranze come "una via sostenibile ed equa" per tutelare i diritti dei serbi in Kosovo. (ANSA).

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