Molise

Fadoi, in Molise blackout comunicativo ospedale-territorio

In un anno 13 mila ricoveri impropri, spreco da 40 milioni

Redazione Ansa

(ANSA) - CAMPOBASSO, 11 MAG - È un blackout comunicativo quello che fa viaggiare su due rette parallele ospedali e servizi sanitari territoriali del Molise. Questa la fotografia che emerge dallo studio condotto dalla Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi) su un campione rappresentativo di strutture regionali. Due mondi quasi incomunicabili, dunque, che finiscono per generare accessi impropri ai Pronto soccorso e ricoveri evitabili. In sostanza, spiega la Fadoi, specialisti ospedalieri e medici di famiglia si consultano quando un paziente è ricoverato in appena in un terzo dei casi, mentre in due casi su tre i pazienti arrivano in reparto senza che si sappia nulla dei loro trascorsi in fatto di salute perché il Fascicolo sanitario elettronico (Fse) non è quasi mai aggiornato. "Così non ci si deve poi stupire se in media tre ricoveri su 10 si sarebbero potuti evitare con una migliore presa in carico dei pazienti da parte dei servizi territoriali".
    Tutto questo determina che, in numeri assoluti, 13 mila ricoveri l'anno potrebbero essere evitati, con un risparmio di circa 40 milioni di euro. A proposito di ricoveri impropri, sono in media il 20% quelli di natura 'sociale' piuttosto che sanitaria.
    Pazienti che si sarebbero potuti assistere anche a casa se solo esistesse un servizio di assistenza domiciliare o una rete familiare in grado di accudirli. Un blackout comunicativo tra ospedale e territorio, dunque, che secondo Fadoi potrebbe essere risolto attraverso il Fascicolo sanitario elettronico che dovrebbe contenere tutta la storia sanitaria dell'assistito, dalle patologie che lo affliggono alle terapie che assume al momento di finire in ospedale. "Peccato che i medici del territorio, anche per farraginosità burocratiche, riescano ad aggiornarlo raramente nel 66% dei casi e non lo facciano nel 34%". Le stesse alte percentuali si ritrovano quando si tratta di rilevare il dialogo tra medici ospedalieri e territoriali. I primi, nel 33% dei casi si consultano solo raramente con i medici di famiglia e gli specialisti ambulatoriali quando un paziente viene ricoverato, mentre per un altro terzo il consulto non avviene mai. Si verifica invece abbastanza frequentemente appena nel 34% dei casi. "I dati emersi - osserva Concetta Mancini, presidente Fadoi Molise - vanno interpretati nell'ottica di una necessaria riduzione dei ricoveri impropri, del contenimento della spesa sanitaria e della riqualificazione dell'assistenza sanitaria non ospedaliera. Il tutto passa attraverso il superamento della dicotomia ospedale-territorio mediante la ridefinizione delle regole che disegnano il rapporto tra strutture territoriali e ospedale e attraverso una efficace comunicazione tra i sistemi informativi delle varie strutture sanitarie". (ANSA).
   

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