Molise

Dal narcotraffico ai rifiuti illegali, il Molise 'criminale'

Raccontato nel libro di Giovanni Mancinone

Redazione Ansa

(ANSA) - Campobasso - Nell'immaginario collettivo è "l'isola felice", ma nella realtà più profonda anche il Molise da decenni fa i conti con la criminalità organizzata. C'è un tutto Molise "criminale", forse mai considerato, che per la prima volta raccontato in un libro. Il volume, intitolato appunto "Molise Criminale" (edito da Rubbettino), è stato presentato ieri sera in anteprima a Macchiagodena (Isernia) nell'ambito della rassegna Genius Loci, dall'autore, il giornalista Giovanni Mancinone, ex vicecaporedattore della sede Rai del Molise che da sempre nella sua lunga carriera, prima nella carta stampata e poi in tv, si è occupato di cronaca nera.
    All'evento di Macchiagodena, moderato dalla giornalista Sabrina Varriano, hanno partecipato anche l'ex ispettore di Polizia Mario Luzzi, autore della più potente indagine ricostruita nel libro, quella che ha portato all'arresto del re del narcotraffico Salvatore Gomez, e il sindaco del paese, Felice Ciccone. Presente anche il giornalista Domenico Iannacone.
    Nel libro (che vanta la prefazione di Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonino Caponnetto) Mancinone racconta moltissimi dei fatti oscuri che hanno riguardato il Molise negli ultimi decenni, "quello che gli italiani non sanno su un crocevia di affari, omicidi, armi, droga, terroristi e latitanti". Si parla in particolare di una inchiesta grazie alla quale è stato scovato un inimmaginabile narcotraffico tra il Molise e Bogotà, ma vengono ancora raccontati il soggiorno obbligato del sindaco di Palermo Vito Ciancimino a Rotello, l'omicidio di Lea Garofalo e quelli compiuti da Angelo Izzo. Ci sono poi i traffici illegali di rifiuti interrati nel basso Molise o nelle cantine di Castelmauro e ancora storie di riciclaggio e di sindaci uccisi come Carmine Troilo, primo cittadino di San Martino in Pensilis colpito a morte da un ex ergastolano nel 1993. "Molti non lo sanno o non lo immaginano - ha spiegato Mancinone - ma anche in queste parti della nostra bella Italia ci sono nicchie di illegalità che a volte sono supportate dai comportamenti della classe politica che alimenta quel sistema clientelare che porta i cittadini e le imprese a non avere gli stessi diritti. E' vero, qui non si spara, non si uccide, ma vige un sistema che penalizza le aziende e le famiglie che con dignità chiedono diritti e non raccomandazioni" (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it