Molise

Molise: direttore Telemolise, torno a querelare governatore

(V. 'Molise: respinta mozione sfiducia...' delle 19:29)

Redazione Ansa

(ANSA) - CAMPOBASSO, 7 NOV - "Torno a querelare il Governatore aggiungendo alle numerose denunce depositate, oggi tutte aperte, le sue affermazioni odierne. Ma sulla vicenda pubblicherò un libro".
    Così, in una nota, il direttore di Telemolise, Manuela Petescia, assolta dai giudici di Bari con formula piena, insieme al pm Fabio Papa, dopo le denunce del presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura, intervenendo in merito alle dichiarazioni di Frattura rese nell'ambito della discussione sul documento di sfiducia nei suoi confronti, che aveva alla base proprio la vicenda che riguarda Frattura, Petescia e Papa.
    "Prendo atto che il Presidente Frattura, per difendersi da una mozione di sfiducia portata all'attenzione dell'Aula sulla base della nota vicenda di Bari, vicenda in cui aveva accusato due persone innocenti di gravissimi reati e che si è conclusa con la loro assoluzione piena e la sua consequenziale iscrizione nel registro degli indagati per calunnia, ha ribadito gli stessi argomenti del passato", scrive Petescia nella nota. "Per Frattura, dunque, e per il suo codazzo di sostenitori - aggiunge il direttore di Telemolise - non è successo niente. A Bari non si è celebrato nessun processo, durato 3 anni, con un Pm, un Gup, una decina di avvocati, né è stata emessa alcuna sentenza con le sue motivazioni. Motivazioni chiarissime.
    Frattura è tornato a ribadire, e quindi la sottoscritta tornerà a denunciare - prosegue Petescia - che gli sarebbero stati chiesti i soldi, dunque che lui ha fatto bene a denunciare".
    "Come se non fosse successo niente, insomma - puntualizza Petescia - Frattura ha ribadito le sue affermazioni gravissime facendo finta di ignorare la sentenza emessa da un giudice dello Stato, e anzi tentando perfino di piegare le frasi del giudice di Bari alle sue false dichiarazioni, smentite punto per punto dalla sentenza di assoluzione e dalle relative motivazioni, a partire dall'esistenza di una fantomatica associazione a delinquere dedita ad attività estorsive, di cui avrei fatto parte, per finire alla famosa cena del ricatto di cui non solo non esiste traccia alcuna, ma, come sottolinea il giudice con inconfondibile chiarezza, esistono prove precisamente contrarie". (ANSA).
   

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