(ANSA) - ANCONA, 16 FEB - Fare delle Marche il più grande
distretto nazionale del biologico: a disposizione 100 mila euro
per la sua costituzione e avvio, poi bandi mirati del Programma
di sviluppo rurale, con 25 milioni di euro, per il 2021,
destinati alle aziende che producono biologico, più altri 18
milioni riservati alle filiere di qualità e ai prodotti locali.
E' l'obiettivo della Regione. Quello del biologico è uno dei tre
Distretti del cibo individuati dalle Marche, la "terna" i
Distretti dei prodotti certificati (aree territoriali che si
identificano con le indicazioni geografiche e di origine) e dei
prodotti di prossimità (forte interazione delle imprese agricola
con quelle della trasformazione e ristorazione).
Il vicepresidente e assessore all'Agricoltura Mirco Carloni
ha presentato i nuovi criteri regionali per il riconoscimento
dei Distretti del cibo. Previsti dalla legge 205 del 2017,
rappresentano uno strumento e un modello per valorizzare
l'agroalimentare italiano, che supera i tradizionali distretti
rurali e quelli agroalimentari di qualità, precedentemente
individuati dal legislatore. Il riconoscimento dei Distretti
passa attraverso le Regioni: le Marche hanno ridefinito i
criteri, in accordo con i partecipanti del Tavolo politico
strategico, per puntare a costituire i primi distretti della
regione; in comune hanno la volontà di valorizzare le migliori
pratiche di gestione agroalimentare maturate sul territorio.
La domanda di riconoscimento sarà gestita con una procedura
automatizzata sul Siar (Sistema informativo agricolo regionale),
per rendere semplice l'adesione degli imprenditori agricoli. Una
volta riconosciuto, il distretto opererà sulla base di uno
specifico accordo; la Regione istituirà un elenco regionale,
comunicandolo al Ministero delle politiche agricole e monitorerà
poi la loro attività e sosterrà i distretti riconosciuti.
Possono chiedere il riconoscimento del Distretto le aziende
agricole singole e associate, le organizzazioni dei produttori,
oltre a soggetti pubblici e privati. Ciascuno potrà partecipare
a un solo Distretto del cibo della medesima tipologia.
Il patrimonio enogastronomico marchigiano comprende 37
certificazioni (21 vini) e più di 100 prodotti commercializzati
con il marcio regionale "QM - Qualità garantita nelle Marche".
Oltre a questi regimi di qualità che prevedono la certificazione
del prodotto, vanno considerati 154 prodotti iscritti
nell'elenco dei prodotti tradizionali e dieci presidi Slow Food.
"Le Marche puntano a diventare la regione più biologica
d'Italia - ha rimarcato Carloni - Vogliamo valorizzare al
massimo questa opportunità che abbiamo, che deriva da decine di
anni di lavoro da parte dei nostri agricoltori: veri custodi
della terra che hanno saputo coltivare e mantenere le
biodiversità, praticando un'agricoltura sostenibile. Tutto
questo - ha aggiunto - ci porta a essere la regione che ha la
maggiore percentuale di produzione biologica (circa il 23% della
complessiva), su una superficie di 110 mila ettarati.
Registriamo, non a caso, la crescita più significativa del
numero di produttori che si dedicano al bio e dei consumi del
biologico sulla media nazionale".
Ciò, ha sottolineato il vice presidente, "testimonia come il
biologico sia qualcosa di molto radicato nella nostra regione.
Per valorizzarlo e farlo diventare un elemento di forza delle
Marche richiede la costituzione del distretto biologico più
grande d'Italia". Secondo Carloni "è la direzione giusta per
difendere le nostre produzioni, trasformandole in un'occasione
di promozione dell'agricoltura regionale e di valore aggiunto
sul fronte turistico". (ANSA).
Agricoltura: distretti cibo Marche tra bio e prossimità
Nuovi criteri Regione. Carloni, più grande distretto biologico