Marche

Giustizia: procuratore, abrogare norme procedibilità querela

Monti (Ascoli), urgente ripensare "pessima Riforma" Cartabia

Redazione Ansa

   "E' davvero urgente e necessario per evitare una perdita di credibilità per il sistema penale, abrogare subito tutta la parte della Riforma Cartabia che riguarda la procedibilità a querela". Così il procuratore capo di Ascoli Piceno Umberto Monti che aggiunge: "è anche necessario ripensare seriamente tutto il resto di questa pessima riforma e i suoi arzigogoli procedurali che allontanano l'accertamento del fatto e rendono del tutto evanescente la certezza della pena".
    Diverse le criticità che il magistrato ascolano riscontra in quanto riguarda tanti reati oltre a sequestro di persona, violenza privata, le lesioni fino a 40 giorni e furti aggravati.
    "La perseguibilità a querela diffusa 'a pioggia' dalla riforma Cartabia - ricorda Monti - coinvolge anche reati come la violenza sessuale (su maggiorenne) o gli atti persecutori, reati molto 'delicati' e che riguardano proprio vittime deboli e impaurite. La violenza sessuale resta ora perseguibile a querela anche se è connessa con un sequestro di persona o con una violenza privata".
   "Stessa cosa per la connessione degli atti persecutori con sequestro di persona o violenza privata, connessione tutt'altro che infrequente - continua il procuratore di Ascoli Piceno -. Ma è così difficile tener conto dello stato di soggezione della vittima di tali gravi reati, la sua paura, i dubbi, le incertezze e la difficoltà a vedersi addossata proprio dallo Stato la piena, esclusiva e totale responsabilità di far iniziare il procedimento penale, di far arrestare e di far condannare?". Finora in questi casi si procedeva d'ufficio, indipendentemente dalla volontà della parte offesa, che era così messa al riparo da ogni possibile timore in quanto non dipendeva da lei l'inizio, la prosecuzione e la conclusione del procedimento penale. "Ora non più - sottolinea Monti -; lo Stato resta indifferente e la vittima, anche di reati gravissimi, sempre più sola ed esposta ad ogni possibile pressione, violenza o minaccia affinché la querela non venga sporta o venga ritirata". Il procuratore rimarca inoltre che "il reato di violenza o minaccia tesa a non far sporgere querela o a farla ritirare (violenza privata aggravata) purché non commessa con armi o da più persone o contro un incapace, - conclude - è diventato esso stesso, ben paradossalmente, perseguibile solo a querela, anche se vi sono minacce di morte e violenza fisica".(ANSA).
   

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