Marche

Vecchioni, non è ripartenza, parliamo di Ri-evoluzione

Dobbiamo salvare mondo,non ripartire da dove lo abbiamo lasciato

Redazione Ansa

(ANSA) - ANCONA, 25 SET - "Basta parlare di ripartenza.
    Iniziamo a parlare di Ri-evoluzione. Non rivoluzione, ma proprio di Ri-evoluzione. Il mondo si sta disfacendo. Noi dobbiamo salvare il mondo. Non dobbiamo ripartire da come lo avevamo lasciato". E' l'invito lanciato da Roberto Vecchioni, che ieri sera ha partecipato al Festival della Storia di Ancona, dove il cantautore, scrittore poeta e professore si è raccontato rispondendo alle domande di Marco Moreschi, direttore del Banco Marchigiano e suo amico. Titolo dell'evento inserito nella rassegna a tema "Naviganti" è stato "Il viaggio oltre...".
    Argomento rispettato nella sua vastità dall'artista milanese: il viaggio diventa quello della vita, delle prove che ognuno di noi è chiamato a superare, ma anche quello per andare oltre il dolore, un tema affrontato da Vecchioni in poesia e in musica.
    "Non esiste una ricetta valida per tutti - ha detto -. La vita è una alternanza di momenti meravigliosi e momenti bruttissimi e il dolore è il momento in cui ci si mette in discussione. Ho sofferto, ma era sempre il sabato e sapevo che la domenica sarebbe tornata. A salvarmi la vita sono gli amici e la cultura.
    Cultura intesa non come nozioni, ma come connessione, come ricerca. Quando cerchi e cerchi, non hai tempo di pensare al dolore". Vecchioni ha anche ricordato la canzone "Sogna, ragazzo, sogna", "scritta il il giorno del mio pensionamento da professore, l'ho cantata ai ragazzi della maturità. Perché non gli potevo lasciare che il sogno, ma il sogno non deve essere utopico. Sogna qualcosa che puoi fare che puoi rendere tuo". Un viaggio quello con i ragazzi e con gli studenti che ha sempre accompagnato la carriera artista di Roberto Vecchioni e a cui è dedicato l'ultimo libro "Lezioni di volo e di atterraggio". "Ai ragazzi di oggi dico: non buttarti mai giù quando sbagli. Non devi mai pensare di aver perso. Perdere è una invenzioni di una sottocultura maschilista che tende sempre al bianco o al nero.
    Non è così. Quando vinci, vinci, ma quando perdi è perché devi imparare. É importante - ha concluso - che i ragazzi abbiano questa concezione del mondo". (ANSA).
   

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