Marche

Sanità: Gruppo Pd, con riforma Piano meno qualità offerta

Mangialardi, modifiche giunta non considerano pandemia e Pnrr

Redazione Ansa

   Il gruppo assembleare del Pd Marche lancia l'allarme su una revisione del piano socio sanitario "che rischia di abbassare la qualità dell'offerta sanitaria marchigiana e di far perdere risorse fondamentali per il ripensamento del modello sanitario dopo la drammatica esperienza del Covid". Le modifiche della giunta arriveranno in Aula ma ancora non c'è calendarizzazione. Oltre al merito, in una conferenza stampa il capogruppo Maurizio Mangialardi ha contestato le modalità con cui la maggioranza vorrebbe introdurre le modifiche: ha parlato di "Consiglio umiliato", di "atteggiamento propagandistico", di "provvedimento licenziato d'urgenza dalla Commissione" e "non ancora iscritto".
    "A nove mesi dal suo insediamento - ha detto Mangialardi, componente della 4/a commissione Sanità e Politiche sociali - e dopo una miriade di annunci senza alcun seguito, con un colpo di teatro il presidente Acquaroli e l'assessore Saltamartini porteranno nei prossimi giorni in Consiglio le modifiche al Piano Socio Sanitario Regionale che non tengono assolutamente conto né di quanto accaduto in questo anno e mezzo di emergenza sanitaria, né delle linee guida indicate dalla missione 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza". "Sarebbe stato necessario - ha aggiunto - che il nuovo strumento non solo prevedesse all'auspicato potenziamento dei servizi territoriali, con l'individuazione strategica di case e ospedali della comunità, centrali operative, assistenza domiciliare e telemedicina, ma anche la razionalizzazione della rete ospedaliera con il mantenimento di quanto indicato dal decreto ministeriale n. 70 del 2015 ('Balduzzi') i cui punti fondamentali vengono ribaditi dallo stesso Pnrr e fungono da presupposto per attrarre quelle risorse che costituiscono un'occasione unica e imperdibile per ripensare la sanità regionale". Invece, "nulla di tutto questo: si è scelta ancora una volta la via dell'arroganza, della demagogia e della mancanza di confronto con sindaci e operatori sanitari, frutto esclusivo dell'incapacità di riprogrammare la medicina del territorio". (ANSA).
   

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