Marche

Archeologia: a settembre mostra su reperti Monte Rinaldo

Conclusione campagna scavi. Potrebbe essere parco archeologico

Redazione Ansa

(ANSA) - MONTE RINALDO, 21 LUG - Quella de La Cuma di Monte Rinaldo (Fermo) "è un'area utilizzata per fare cultura in senso molto ampio, che negli ultimi anni ha aggiunto ogni volta un tassello in più: è cresciuta sempre di più e oramai credo possa entrare a far parte del novero dei parchi archeologici delle Marche". A dirlo è Enrico Giorgi, il professore che ha diretto la campagna di scavi che sta per concludersi in questi giorni all'esterno dell'area archeologica che ospita un tempio di età romana. Domani pomeriggio è prevista una visita al cantiere e verranno forniti i risultati di quest'ultima indagine che ha visto impegnati una decina tra studenti, specializzandi, dottorandi e assegnisti di ricerca del Dipartimento storia culture civiltà dell'Università di Bologna. Alla visita interverranno anche il sindaco Gianmario Borroni, Paola Mazzieri della Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio delle Marche e l'assessore regionale Guido Castelli. Per il professor Giorgi l'area di Monte Rinaldo ha due aspetti che le garantiscono una grande attrattività. "Da un lato - spiega - c'è quel maestoso colonnato, che ti fa riflettere e pensare al cambiamento, una struttura che affascina, crea attenzione ed entusiasmo. Dall'altro - aggiunge - c'è l'aspetto del paesaggio, un paesaggio agrario fortemente rappresentativo delle Marche. E quelle colonne sono come un piccolo ombelico di un nostro pezzo di mondo". Intanto è stato annunciato da parte di Mazzieri che a settembre verrà inaugurata una mostra nel restaurato Palazzo Fossi. "Questa esposizione - spiega - riporterà a Monte Rinaldo alcune delle terrecotte architettoniche andate in mostra alle Scuderie del Quirinale, accanto ad altri reperti che testimoniano tutta la ritualità che si svolgeva dentro e attorno al santuario: quindi ceramiche con iscrizioni alle divinità venerate e anche le fasi che non sono più quelle del santuario una volta riabitato da una fattoria romana, compresa perciò la fase sepolcrale. In questo modo tutti i materiali che erano nei depositi o nel museo disallestito stanno ritrovando vita grazie a queste iniziative", conclude Mazzieri. (ANSA).
   

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