Marche

Passaggi Festival: Cremonini, voglio risalire sul palco

Solo contatto con pubblico definisce chi sei

Redazione Ansa

(ANSA) - FANO, 25 GIU - Cesare Cremonini ieri sera è salito di nuovo su di un palco, acclamato da un folto pubblico, non per cantare ma per ritirare a Fano il premio "FuoriPassaggi" e presentare il suo libro, "Let them talk" (Mondadori), a Passaggi Festival della saggista che chiude i battenti oggi. Al cantautore bolognese mancano il contatto diretto col pubblico e il palco. "Non vedo l'ora - ha detto - di poter incontrare di nuovo gli occhi della gente. Pubblicare un disco, fare un'intervista, cantare sui social non ti permette di confrontarti, si tratta solo di promuovere. Invece il contatto con il pubblico definisce chi sei ogni volta che sali sul palco". Per lui i concerti inizieranno la prossima estate.
    "Nell'ambiente siamo tutti fiduciosi che ciò possa accadere. Non so se per una questione, ormai, di disperazione si è deciso che dobbiamo essere assolutamente convinti che l'anno prossimo si suonerà. Un ottimismo razionale che, credo, possa verificarsi.
    Ma fino a quando non ci saranno dati certi - ha continuato Cremonini - e i protocolli del Governo non diranno che si possono fare concerti con 40mila-50mila persone questo resta un miraggio". Il lockdown gli ha dato lo stimolo a scrivere un libro, "Let them talk": "Inizio ad avere un'età in cui le canzoni che ho scritto sono tante, perciò riuscire ad unirle con un filo conduttore tutte quante è stata una cosa importante perché credo che la mia storia, come musicista, sia quella di un autore che ha cercato sempre di rinnovarsi, di cambiare ogni volta. Ho sempre cercato di crescere molto velocemente come persona, come ragazzo, come uomo e così anche le mie canzoni sono cresciute, da 50 special a Marmellata fino a Poetica, canzoni completamente diverse una dall'altra e questo aveva bisogno di un racconto che potesse tenerle tutte insieme". "Il nostro mondo è un mondo solidale - ha detto ancora - ed è importante che sappia raccontarsi anche nelle sue diversità; va bene fare squadra tutti assieme, però se si racconta un'unica realtà vuol dire che stiamo dimenticando tante piccole, medie e grandi realtà artistiche dove ognuno ha le sue caratteristiche e il suo modo di interagire con i professionisti con cui lavorano". (ANSA).
   

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