Marche

Autopsia bimbo ucciso, morte per asfissia

Perito dispone approfondimenti con esami istologici

Redazione Ansa

E' morto per asfissia Hamid Imeri, il bimbo di 5 anni che il padre Besart ha ammesso di avere ucciso, senza saperne spiegare il perché, a Cupramontana (Ancona). L'autopsia del medico legale Mauro Pesaresi non ha sciolto però tutti i dubbi. Non ci sono segni evidenti esterni di violenza: l'uomo, un disoccupato macedone di 27 anni, in cura per depressione, legato alla famiglia (un altro bimbo piccolo e la moglie in attesa di un terzo figlio) avrebbe soffocato Hamid tappandogli naso e bocca e la morte sarebbe sopraggiunta in pochi secondi, senza possibilità di reazione. Sono però da verificare alcuni punti del racconto di Besarti. E il medico legale non esclude neanche l'ipotesi di eventuali patologie come concausa di morte. Per questo sono previsti approfondimenti sugli esami istologici, alla presenza (come oggi) del perito della difesa Raffaello Sanchioni. La Procura di Ancona procede per omicidio volontario aggravato. "Non ero io, ero posseduto da una forza sovrannaturale" l'unica spiegazione del padre.

Al vaglio degli inquirenti anche tanti profili Facebook aperti, di cui uno dedicato proprio ad Hamid e due sulla propria profonda fede islamica. Anche l'attività sui social network di Besart Imeri, il 27enne macedone in carcere per l'omicidio del figlioletto. Negli ultimi tempi, specie dopo aver perso il lavoro da saldatore, era depresso e soggetto a sbalzi d'umore. Oltre alle visite psichiatriche, forse aveva trovato rifugio nella religione: quasi ogni giorno postava su Fb scritti religiosi, messaggi di amore per Allah e prediche di imam. Quanto alla "forza sovrannaturale" che lo avrebbe posseduto, è la spiegazione che ha dato al gip Carlo Cimini, al pm Valentina Bavai e ai carabinieri e al suo difensore, avv. Raffaele Sebastianelli. Besart ha ucciso Hamid appena saliti in auto per una passeggiata.

Il giovane è controllato a vista dagli agenti penitenziari, nella cella di Montacuto che divide con un altro detenuto. Era apparso molto confuso, quasi estraniato dal contesto in cui si trova, a chi ha avuto modo di osservarlo, poi però, secondo l'avv. Sebstianelli, ha cominciato a capire che cosa aveva fatto. La Procura al momento non ha contestato la premeditazione.

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