Marche

Sisma Nepal: legale Ancona, salvezza è come seconda vita

Tardella, mi sento miracolato. Vorrei tornare per la gente

Redazione Ansa

(ANSA) - ANCONA, 4 MAG - A sinistra la montagna, a destra un burrone profondo centinaia di metri senza parapetto, sopra, una pioggia di macigni che piomba sul fuoristrada, sfonda i lunotti dell'auto e la fa ruotare su se stessa. L'avvocato anconetano Francesco Tardella ripercorre gli attimi terribili vissuti il 25 aprile mentre, insieme a due amiche di Senigallia conosciute all'aeroporto di Bologna alla partenza del viaggio in Nepal, si stavano trasferendo con la loro guida da Kathmandu a Chitwan.
    Una ferita lacero-contusa al braccio sinistro è per fortuna l'unica traccia fisica che gli è rimasta addosso: "se solo la guida avesse sterzato a destra, quando siamo stati investiti dai sassi, l'auto sarebbe caduta nel burrone. Non sapevamo nulla del terremoto. Ho pensato che avessimo investito un grosso animale poi credevo si trattasse solo di una frana". Usciti dal mezzo, racconta il legale, sono scappati di corsa per 50 metri nella direzione di marcia per poi tornare, poco dopo, a riprendere gli zaini con soldi, documenti e macchina fotografica. Hanno poi proseguito in autostop su un pulmino scolastico e poi su un camion fino a Chitwan. La guida e autista - "una persona eccezionale che ci è rimasto vicino nonostante avesse moglie e figlio a Kathmandu" - è rimasta ferita ad un sopracciglio e allo sterno.
    Tardella si sente "miracolato. E' come vivere una seconda vita - prosegue -, quando esci illeso da situazioni estreme percepisci il senso di responsabilità che ti è caduto sulle spalle, il bisogno di restituire il 'bene' capitato nell'attività quotidiana e di non sprecare questa opportunità: bisogna saper vivere quello che si ha. Penso di poter parlare anche per chi era con me, Claudia Greganti e Tiziana Cimarelli , ognuno troverà la propria via per farlo. Con loro c'è stata una condivisione di pensiero su come affrontare la situazione". I tre hanno deciso di proseguire il viaggio (Chitwan, Lumbini, Pokhara e il ritorno a Kathmandu) dopo aver consultato l'agenzia organizzatrice: solo quattro giorni dopo hanno saputo della morte a Langtang di Gigliola Mancinelli, medico anestesista di Ancona e istruttore medico del Soccorso alpino, e di Oskar Piazza, trentino, vice direttore della Scuola forre del Cnsas.
    "Abbiamo vissuto una situazione complicata - aggiunge - ma niente di paragonabile a quella degli alpinisti".
    Nonostante questa esperienza che poteva costargli la vita, Tardella vorrebbe tornare in quelle zone: "magari non subito ma vorrei ritornare in Nepal in futuro". Soprattutto per la gente: "ti accolgono con il cuore in mano e grande professionalità.
    Sono cortesi con tutti. C'è una sensazione di povertà che in realtà è semplicità". Lo hanno colpito anche la "gioiosità delle religioni" praticate e "l'estrema tolleranza".(ANSA).
   

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