Marche

Uccide figlia:psichiatra,non può non aver dato segni

Francesco Bruno;gesto anomalo, crisi disturbo mentale trascurato

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 18 AGO - Una crisi psichiatrica grave "non emerge all'improvviso". Chi soffre di patologie importanti "può anche non parlarne, ma chi gli sta vicino sa che c'è qualcosa che non va". Luca Giustini, l'uomo di 34 anni che ieri ha ucciso a coltellate la figlia di 18 mesi, probabilmente "era affetto da un disturbo mentale importante" e il suo gesto "potrebbe essere stato il risultato di una crisi forte dovuta a un disturbo serio finora trascurato". Ad analizzare così il dramma avvenuto ieri a Collemarino(Ancona) è lo psichiatra e criminologo, nonché docente universitario, Francesco Bruno. Si tratterebbe comunque di un "gesto anomalo", dice Bruno all'ANSA. "Perché secondo le statistiche e i fatti accaduti - spiega - i padri che uccidono i figli lo fanno in misura maggiore quando i bambini superano i 3 anni. Al di sotto di questa età è più facile che siano le madri a togliere la vita ai bambini. Sempre a causa di un disturbo mentale, magari perchè temono che questo bimbo possa andare incontro a dei guai". Nella mente di Giustini, dunque, "potrebbe essere scattato quello che solitamente accade nella mente delle madri omicide". Il disturbo mentale di cui soffre questo padre, secondo Bruno, potrebbe essere di due tipi: "o una depressione grave o una schizofrenia, che può essere anche leggera e non apparente".
    Non è questo il caso, invece, del cosiddetto complesso di Medea, "a cui si può andare incontro quando esistono problemi nel rapporto tra genitori, gelosie o quando la donna è molto più forte dell'uomo" o ha raggiunto una posizione sociale più alta del marito. Non si tratterebbe neanche di un caso di immaturità o di rifiuto di responsabilità verso il figlio da parte del genitore, perchè, secondo il criminologo e psichiatra, un sentimento di questo tipo si sarebbe manifestato già con la nascita del primo figlio.
    "Questo padre, probabilmente, ha colpito con crudeltà la bambina - conclude Bruno - come se rappresentasse una minaccia o un pericolo. Era fuori di sè, lo spingeva la sua patologia. Alle madri capita di infierire in questo modo sui loro figli perché arrivano al punto di considerarli, ad esempio, espressione del diavolo".
   

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