Lombardia

Abusò di una ragazza fuori da una discoteca a Milano, arrestato

L'uomo individuato dagli agenti della Squadra Mobile

Redazione Ansa

  

"Da quel momento l'unico ricordo che ho è che faticavo a reggermi in piedi, da quel momento i miei ricordi sono ancora più frammentati". Quanto è successo quella notte del maggio dell'anno scorso, mentre le amiche la cercavano angosciosamente in una discoteca di Milano, quella studentessa da poco diciottenne, purtroppo, non riuscirà forse mai a dimenticarlo. 

   Nella discoteca Tocqueville, zona corso Como, piena movida milanese, aveva bevuto due drink e poi era stata avvicinata da un giovane. Era il 23enne arrestato oggi dagli agenti della Squadra mobile di Milano che, approfittando "dell'aiuto inconsapevole" di un buttafuori al quale aveva detto che era la sua fidanzata, l'aveva "caricata di peso" a bordo della sua auto e, in una zona vicina, appartata, l'aveva violentata.
  Il gip Mattia Fiorentini, nell'ordinanza ai domiciliari per il giovane impiegato emessa su richiesta dell'aggiunto Letizia Mannella e del pm Alessia Menegazzo, sottolinea "la spregiudicatezza dimostrata nell'abusare della ragazza in evidente stato confusionale e priva di difesa, dopo aver mentito al personale di sicurezza del locale". Il giudice ribadisce che per la violenza sessuale "non assume alcuna rilevanza la circostanza che l'assunzione di alcool o sostanze stupefacenti da parte della persona offesa sia avvenuta volontariamente ovvero contro la sua volonta". Le amiche, in discoteca, si erano subito allarmate, ma la ragazza non rispondeva al telefono. In un'occasione, aveva risposto lui: "E' con me".

   Le amiche la trovarono su un panchina. Il giorno dopo la vittima andò in ospedale e sporse denuncia. L'analisi delle telecamere di sorveglianza ha consentito inoltre di riconoscere l'aggressore mentre mette in auto la diciottenne e quando torna verso la discoteca; quella dei tabulati telefonici ha invece confermato i movimenti. E c'è anche la prova del Dna, prelevato dopo aver denunciato il furto di una collanina d'oro mentre già era all'attenzione degli investigatori.

   Il giudice parla di "freddezza dimostrata" dal giovane "nell'esecuzione della violenza sessuale verso una vittima inerme", abusata mentre era in condizioni di "inferiorità", perché aveva bevuto molto ed era "del tutto priva della lucidità necessaria per esprimere il proprio consenso". Anzi, ha raccontato la studentessa: "Mi ha subito detto di seguirlo ma io ho detto di no. Da quel momento l'unico ricordo che ho è che faticavo a reggermi in piedi".  "Sei uno str... perché non sto capendo niente" gli aveva detto.

Leggi l'articolo completo su ANSA.it