Lombardia

L'eurodeputato Fidanza chiede di patteggiare un anno e 4 mesi

Accordo con i pm anche per Calovini in un caso di corruzione

Redazione Ansa

(ANSA) - MILANO, 08 GIU - Hanno concordato con la Procura di Milano un patteggiamento a un anno e 4 mesi, pena sospesa e senza interdizione dai pubblici uffici, l'europarlamentare di Fdi Carlo Fidanza e il deputato dello stesso partito Giangiacomo Calovini, che erano finiti indagati per corruzione.
    In particolare, stando alle indagini dei pm Giovanni Polizzi e Cristiana Roveda, l'ex consigliere comunale di Brescia Giovanni Acri, sempre di Fdi, avrebbe lasciato il suo incarico, il 25 giugno del 2021, facendo subentrare in Consiglio comunale il primo dei non eletti, ossia Calovini (poi diventato deputato), vicino alla corrente politica di Fidanza. E in cambio, secondo l'accusa, avrebbe ottenuto l'assunzione del figlio, Jacopo Acri, come assistente dell'europarlamentare Fidanza.
    Secondo l'accusa, Fidanza sarebbe stato il promotore del presunto accordo illecito per poter assegnare una carica a Calovini, esponente della corrente interna del partito che faceva capo all'eurodeputato.
    L'accordo di patteggiamento prevede la riqualificazione dell'accusa da "corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio" a "corruzione per l'esercizio della funzione". E oltre alla sospensione condizionale della pena prevede anche per Calovini, difeso dal legale Andrea Puccio, e per Fidanza, assistito dall'avvocato Enrico Giarda, nessuna applicazione di pene accessorie, come la interdizione dai pubblici uffici, e dunque la possibilità per loro di continuare a stare in Parlamento.
    Sulle istanze dovrà comunque esprimersi un gip. Al momento per Acri e un altro indagato, Giuseppe Romele, ex vicecoordinatore lombardo di Fdi, non sono state presentate, a quanto si è saputo, istanze simili di patteggiamento, dopo la chiusura delle indagini da parte dei pm milanesi che risale allo scorso gennaio.
    "Ho preferito accettare di definire il procedimento con un patteggiamento. Lo faccio - ha detto Fidanza - con serenità poiché, secondo la giurisprudenza più recente, questa scelta processuale non implica assunzione di responsabilità penale, quanto piuttosto un accordo con gli inquirenti sulla definizione della congruità della pena". (ANSA).
   

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