Lombardia

Ventiquattrenne cade in un dirupo e muore sui monti nel Lecchese

Il corpo recuperato a 1.700 metri di quota

Redazione Ansa

(ANSA) - LECCO, 14 APR - Un escursionista di 24 anni di Milano, Giovanni Borsatti, è morto in un incidente avvenuto sulle montagne del Lecchese.
    L'allarme è stato lanciato dai genitori ieri sera perché il figlio non era rientrato e i tecnici del Soccorso Alpino della XIX Delegazione lariana, con 25 persone, i vigili del fuoco di Lecco e i carabinieri del comando provinciale hanno avviato le ricerche nella zona di Barzio (Lecco), in particolare sul Sentiero degli stradini, che unisce le località Piani di Artavaggio e Piani di Bobbio. Dopo qualche ora i soccorritori hanno trovato a 1.800 metri di quota lo zaino del giovane. Il corpo si trovava un centinaio di metri più sotto, in un dirupo.
    Da Como è arrivato l'elicottero di Areu, abilitato per il volo notturno, che ha scaricato il medico che non ha potuto far altro che constatare la morte del 25enne.
    La salma è stata recuperata e portata nella camera mortuaria dell'ospedale di Lecco. 

    Giovanni studiava Medicina all'Università di Pavia, alunno dello storico Collegio Borromeo. Nato a Trento, era residente a Milano, frequentava il sesto anno.  "Giovane dalla mente brillante - si legge in un comunicato diffuso dal Collegio Borromeo -, aveva già terminato tutti gli esami e aveva anche concluso la tesi. Intendeva specializzarsi in Psichiatria. La montagna era la sua grande passione, condivisa con la famiglia con la quale aveva deciso di trascorrere le vacanze pasquali". 

Il rettore del Collegio Borromeo, Alberto Lolli, ne ricorda le “grandi capacità intellettuali”. “Era un ragazzo straordinario, dedito allo studio e appassionato di escursioni. Ma questa volta la montagna lo ha tradito. Aveva un passo veloce. Sempre. In ogni cosa. E come sempre è corso avanti – racconta il rettore -. Giovanni ci ha lasciato all’improvviso, quasi come nel suo carattere. L’intera comunità del Collegio Borromeo è inconsolabile, cerca nella vicinanza dell'amicizia il conforto e nella fede, che Giovanni ha sempre testimoniato, la speranza per andare avanti. Ci stringiamo alla mamma, al papà, ai fratelli e alle sorelle perché Giovanni ci ha insegnato che la prossimità è autentica medicina”.


   

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