Lombardia

Delpini: 'Va ripensata l'economia per avere lavoro più dignitoso'

Arcivescovo Milano, pensare a benessere persona e società

Redazione Ansa

(ANSA) - MILANO, DEC 1 - "Una traversata nel deserto": a questo l'arcivescovo di Milano Mario Delpini paragona l'emergenza Covid e le sue conseguenze in una intervista pubblicata sul prossimo numero del mensile di strada Scarp de tenis, in questa occasione diretto da Carlo Verdelli. Una intervista in cui l'arcivescovo invita a non perdere la speranza e cedere all'individualismo ma anche a ripensare i modelli economici perché "se invece del capitalismo, che ha come scopo prioritario e indiscutibile il profitto, si realizzano delle forme di mutualità, di cooperativismo, forse si raggiungerebbero forme di lavoro più dignitose".
    "Certamente - è convinto monsignor Delpini - ciò non assicurerà i profitti che il capitalismo ha garantito a molti facendoli diventare più ricchi, ma favorirà l'occupazione, condizioni diverse di lavoro e di riposo, insomma un tipo di impostazione del lavoro più finalizzato al benessere complessivo della persona e della società, che agli indici del rendimento delle azioni o del capitale investito. Sono passi che dovremmo compiere".
    "Il sistema del lavoro - ha aggiunto l'arcivescovo rispondendo a una domanda sui lavoratori più penalizzati e fragili, come badanti e rider - ha bisogno di modelli che funzionino, che consentano un livello di vita dignitoso ma anche la sopravvivenza dell'azienda e la prestazione dei servizi".
    In questa situazione la politica è chiamata "a servire il bene comune". "Deve evitare cioè - ha spiegato Delpini - che esistano gli ultimi della fila. La politica deve creare quel sistema di relazioni e servizi affinché tutti siano nella condizione di poter esercitare i propri diritti e rispettare i propri doveri". "Diritti e doveri - ha proseguito -che valgono per tutti coloro che vivono nel nostro Paese".
    "Esistono le persone, ognuno - ha concluso - con il proprio contributo e ciascuno ha il diritto di esigere il rispetto della sua dignità e delle sue condizioni di vita". (ANSA).

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