Lombardia

Covid: truffa da 7 mln su mascherine, 2 rischiano processo

'Raggiro a Regione Lombardia". Legale indagata, all'oscuro di tutto

Redazione Ansa

(ANSA) - MILANO, 27 NOV - La Procura di Milano ha chiuso le indagini, in vista della richiesta di processo, nei confronti di due amministratori di altrettante società accusati di frode nelle pubbliche forniture perché si fecero pagare oltre 7 milioni di euro da Aria, la centrale acquisti regionale, per la fornitura di 2 milioni di mascherine e altri dispositivi, tra febbraio e marzo scorso, nel pieno della prima ondata di coronavirus, ma non avrebbero mai consegnato quei dpi. E la stessa Aria spa, infatti, è parte offesa nel procedimento.
    I dispositivi, come si legge nel capo di imputazione firmato dal pm Luigi Luzi, avrebbero dovuto essere consegnati il 28 febbraio scorso, ma vennero accampate una serie di "giustificazioni pretestuose, quali la festività musulmana del Venerdì", perché "la merce era asseritamente detenuta in Turchia". Gli indagati sono Alessandra Moglia, amministratrice di Vivendo Pharma Gmbh, e Fabio Rosati, amministratore unico di Fitolux pro srl. (ANSA).

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(ANSA) - MILANO, 04 DIC - "La mia assistita è venuta a conoscenza dalla stampa che nei propri confronti si sarebbero concluse le indagini, dirette dal Pm dott. Luzi, in un procedimento per una presunta frode in pubbliche forniture relativo ad una fornitura di mascherine". Lo spiega l'avvocato Francesco Colaianni, difensore di Alessandra Moglia, in relazione alla chiusura, nei giorni scorsi, di un'inchiesta a Milano su una presunta frode su una fornitura di dispositivi di protezione.
   "Di tale procedimento e, soprattutto, della conclusione delle indagini preliminari la mia assistita - chiarisce il legale - non sapeva nulla, in quanto non è mai stata convocata né mai ha ricevuto alcun avviso". "Ferma restando la difesa nelle sedi deputate" dopo che si potranno conoscere gli atti d'indagine, l'avvocato giudica la pubblicazione della notizia "con l'indicazione del nome e cognome della persona indagata e la ragione sociale della ditta rappresentata, senza che la propria assistita ne sapesse nulla, gravemente contraria alle norme sulla privacy, scorretta e causa di un danno d'immagine, economico, ma anche alla salute, in quanto la sig.ra Moglia è attualmente sconvolta per l'accaduto".  Il legale, inoltre, diffida "dal pubblicare ulteriori notizie che, oltre ad essere lesive della reputazione altrui, potrebbero rivelarsi infondate o quantomeno parziali e, soprattutto, divulgate senza nemmeno accertarsi che la persona interessata sia a conoscenza dei fatti che le vengono attribuiti". (ANSA).

 

   

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