Lombardia

Fondi Lega, in Appello, 'non doversi procedere' per i Bossi

Giudici di Milano, un anno e 8 mesi a Belsito. L'ex tesoriere: 'Solo io con il cerino in mano'

Redazione Ansa

La Corte d'Appello di Milano ha disposto il "non doversi procedere (...) per mancanza di querela" per Umberto Bossi e il figlio Renzo imputati per appropriazione indebita con l'ex tesoriere Francesco Belsito. Per quest'ultimo ha rideterminato la condanna a un anno e 8 mesi e 750 euro di multa pena sospesa. La Lega aveva presentato querela nei confronti di Belsito ma non dei Bossi. "Sicuramente grazie a Salvini e alla Lega - ha commentato Renzo Bossi - i quali hanno valutato i documenti delle indagini e hanno visto che le spese a me imputate non sono state pagate dal partito".

"Sono rimasto con il cerino in mano. Io pago lo scotto di essere stato il tesoriere che ha eseguito determinati ordini. In questo caso paga l'esecutore ma non il mandante. Speriamo che la Cassazione faccia chiarezza". Sono le parole a caldo di Francesco Belsito, l'ex tesoriere del Carroccio e il solo condannato - 1 anno e 8 mesi, pena sospesa - al processo in appello a Milano nel quale risponde di appropriazione indebita insieme a Umberto Bossi e il figlio Renzo. Per i Bossi è stato dichiarato il "non doversi procedere" in quanto nei loro confronti la Lega non ha sporto, come vuole una recente norma, le querela. Querela presentata solo nei confronti di Belsito, il quale si è visto alleggerire la condanna inflitta in primo grado per via dell'assoluzione e della prescrizione di una cinquantina di capi di imputazione.

"Francesco Belsito, prima di andarsene, ha lasciato nelle casse della Lega la bellezza di 49 milioni di euro. Perchè non era solo impegnato a sottrarre fondi, come vorrebbero i giudici che lo hanno condannato in primo grado, ma ha fatto anche del buon governo: non ha lasciato la cassa vuota e ha fatto una serie di investimenti proficui". Sono le battute conclusive dell'arringa dell'avv. Rinaldo Romanelli, legale dell'ex tesoriere del Carroccio, imputato in appello a Milano con Umberto Bossi e il figlio Renzo per appropriazione indebita.


   

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