Lombardia

Referendum: la mappa politica della Lombardia

Il Sì M5s e centrodestra (ma FdI freddo), Pd spaccato

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Redazione Ansa

(di Alessandro Franzi) - (ANSA) - MILANO, 8 OTT - Il referendum consultivo per l'autonomia della Lombardia, il 22 ottobre, offre in Lombardia una mappa inedita degli schieramenti politici, in larga parte a favore del Sì al quesito ma non sempre compatti.
    La proposta di referendum nasce da due testi presentati nel 2014 al Consiglio regionale, in maniera distinta, da parte della Lista Maroni e del Movimento 5 Stelle. L'accordo per approvarla in Aula, nella seduta del 17 febbraio 2015, dove era necessaria una maggioranza dei due terzi, si trovò sulla richiesta del M5S di eliminare la domanda di Statuto speciale, inserendo però nel quesito la parola "specialità" voluta dal centrodestra. Poi fu approvata anche la sperimentazione del voto elettronico.
    A favore del referendum, dunque, si sono espressi la Lega Nord, col governatore Roberto Maroni, il resto del centrodestra (FI, Lista Maroni, Ap, FdI e Pensionati) e il M5S. Contrari Pd e Patto Civico. Maroni ha firmato il decreto di indizione il 29 maggio scorso, a Cremona, giorno della festa della Lombardia, nella ricorrenza della battaglia di Legnano.
    La campagna referendaria ha tuttavia riservato sorprese. Il sostegno al Sì è rimasto scontato per Maroni e gran parte del centrodestra, impegnato a spiegare il quesito come una sfida per ottenere da una futura trattativa col Governo l'esclusività di tutte le materie elencate come concorrenti nella Costituzione, puntando anche a strappare "almeno il 50%" del residuo fiscale di 54 miliardi di euro. La componente di destra, Fratelli d'Italia, ha però di recente morso il freno: la leader Giorgia Meloni ha sostenuto di ritenere i referendum dannosi per l'unità nazionale, anche se ha lasciato libertà di votare Sì.
    Il Movimento 5 Stelle è rimasto su posizioni favorevoli a chiedere di gestire in proprio, con più e specifiche competenze, le risorse già destinate alla Lombardia, contestando la visione troppo "indipendentista", a loro avviso, della Lega.
    Il centrosinistra si è spaccato. La linea ufficiale del Pd è che si tratti di un referendum inutile e che spreca le risorse pubbliche. La "via giusta" e già costituzionalmente praticabile, ripete il vice-segretario Maurizio Martina, è quella dell'Emilia Romagna, che ha chiesto al Governo di aprire la trattativa che vogliono Lombardia e Veneto, ma senza ricorrere a referendum. I sindaci dei capoluoghi, a partire da Giuseppe Sala (Milano) e Giorgio Gori (Bergamo), hanno però fondato un comitato per un "Sì diverso", ritenendo giusta l'aspirazione all'autonomia ma contestando le promesse del centrodestra come irrealistiche.
    Un riconoscibile schieramento per il No non c'è. Chi lo contesta (da sinistra anche Mdp e Insieme) dà indicazione di astenersi. (ANSA).
   

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